Premio Bresson, Eugène Green: “Ogni tappa del mio cinema è un miracolo”

Il Premio Robert Bresson è stato consegnato al regista franco-statunitense all’interno dell’Italian Pavilion del 77° Festival di Cannes

Premio Bresson, Eugène Green: “Ogni tappa del mio cinema è un miracolo”

CANNES – A dicembre del 1999 moriva uno dei più importanti registi del cinema francese: Robert Bresson. 25 anni dopo, il Premio a lui intitolato approda per la prima volta a Cannes in un’edizione speciale che incorona il regista franco-statunitense Eugène Green, che proprio 25 anni fa iniziava la sua carriera come cineasta. Il Premio Robert Bresson è stato consegnato all’interno dell’Italian Pavilion del 77° Festival di Cannes.

“Come Fondazione Ente dello Spettacolo, espressione della Chiesa italiana nel cinema, siamo più usi ad abitare il Festival di Venezia. – dichiara Mons. Davide Milani, presidente della Fondazione – Questa iniziativa è nato quando Bresson ha lasciato questa Terra ed è l’unico premio che la Chiesa dà a un regista. In occasione di questo anniversario abbiamo voluto dare un premio speciale, qui nella Francia di Bresson. E abbiamo chiesto di individuare il premiato a Mylène Bresson, che sondiamo ogni anno per avere una sua benedizione”. Da sempre la vedova Bresson individua in Eugène Green l’erede naturale di suo marito, in quanto “l’essere stato influenzato dai film di Bresson, non gli ha impedito di trovare dentro di sé, contro ogni previsione, la propria chiave”.

“Bresson è stato un aiuto molto prezioso per capire qual è la qualità essenziale del cinema. – dichiara Eugène Green – Lui ha capito che il cinema utilizza il mondo reale come materia grezza. Il cineasta ha la possibilità di fare entrare in questi frammenti di realtà in un’energia spirituale, una forza invisibile che si mostra nel mondo visibile. Gli aspetti formali del mio linguaggio cinematografico sono pensati per rendere possibile questa operazione quasi alchemica”.

“Questi 25 anni sono passati molto rapidamente. – racconta Eugène Green – Il cinema era un sogno di gioventù, quando avevo 20 anni volevo fare cinema ma non sapevo come arrivarci. A più di quaranta anni avevo l’idea di scrivere un romanzo ispirato a un’opera di Flaubert mai pubblicato, ma poi ho deciso che avrebbe dovuto essere un film. Solo guidato dalla mia cinefilia, ho scritto la sceneggiatura e l’ho proposta senza il supporto di alcun produttore. Ho avuto un finanziamento. È stato quasi un miracolo, tutte le tappe del mio percorso sono stati miracoli”.

“L’Italia è il mio secondo paese. – continua il regista – Sono stato influenzato dall’arte italiana: dal rinascimento e dal barocco, ma anche dal cinema italiano. Dal 1945 fino al 1980, il cinema italiano è stato il più importante al mondo. L’Italia fa parte della mia cultura, quando le persone mi chiedono se sono stato influenzato da Bresson, rispondo che la cultura è una questione organica. Come il corpo umano è il risultato di quello che mangiamo, la cultura è  un cibo per lo spirito. Quando la cultura è assimilata si può utilizzarla in una maniera personale ed è quello che cerco di fare anche nel mio rapporto con l’Italia”.

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21 Maggio 2024

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