Il nuovo documentario di Barbara Cupisti Vietato sognare si è aggiudicato la 3/a edizione del Premio Amnesty Italia 2009 – Cinema e Diritti Umani, riconoscimento che segnala la produzione cinematografica più attenta alla difesa e alla promozione dei diritti umani, tra tutte le opere presentate nelle varie sezioni della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.
Il Premio sarà consegnato alla regista il 27 giugno in contemporanea alla consegna del Premio Pesaro 45 a Marco Bellocchio.
Il nuovo lavoro della regista e attrice, già autrice nel 2007 del documentario Madri – toccante ritratto di donne accomunate dalla perdita di un figlio nella guerra tra Israele e Palestina – affronta ancora il dramma israelo-palestinese ma visto, stavolta, attraverso gli occhi e le emozioni dei bambini.
Non c’è spazio per la fiction, né per toni leggeri in questa storia di un ex combattente palestinese e di un ex soldato israeliano che cercano coraggiosamente una soluzione al conflitto per mezzo del dialogo.
Il film, girato tra i Territori Occupati e gli Stati Uniti, presenta molte scene crude e forti: a colpire, in particolare, sono le immagini in cui si mostra la condizione dei bambini palestinesi a cui è preclusa, come recita il titolo, la possibilità di sognare.
“Ho sentito il bisogno di una prospettiva rovesciata sul conflitto israelo-palestinese – ha raccontato la regista presente a Pesaro – la mia intenzione era quella di dar voce ai più piccoli e allo stesso tempo a tutti coloro che stanno cercando di dare una possibilità alla pace”. L’autrice ha ribadito la necessità di distribuire il film nelle sale italiane: “Fino ad ora si è occupata della distribuzione l’Ucca-Arci. Sono riuscita a portarlo al festival di Dubai e ad altre rassegne, ma promuoverlo, visto l’argomento delicato che tratta, è piuttosto difficile”.
Prosegue inoltre la retrospettiva sul Cinema Israeliano contemporaneo, con tre film: Karov la’bait (Close To Home) di Dalia Hager e Vidi Bilu è la storia di due ragazze diciottenni in servizio militare a Gerusalemme; Yamim Kfuim (Frozen Days) di Danny Lerner, thriller realizzato dall’autore con un piccolo budget a fine corso di laurea, è un caso insolito di cinema ‘di genere’ nel panorama filmico israeliano; The confessions of Roee Rosen è un’intrigante docu-fiction dalla complessa struttura narrativa in cui l’autore (il Roee Rosen del titolo, scrittore, regista e pittore) comincia annunciando la propria morte imminente e rinnegando una carriera di scandali e bugie, attraverso tre monologhi in ebraico recitati da altrettante donne che non conoscono la lingua. Tra i temi affrontati: l’Olocausto, il razzismo in Israele, lo sfruttamento dei lavoratori.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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