‘Polvo serán’: la surreale danza della morte

Il film spagnolo in concorso alla Festa di Roma affronta il tema del fine vita con una certa leggerezza, trattando la morte come un passaggio naturale e inevitabile

Polvo Seran

In Polvo serán di Carlos Marques-Marcet, in concorso alla Festa del Cinema di Roma, una donna malata terminale, Claudia, interpretata da Ángela Molina, si prepara al suicidio assistito in Svizzera con il suo compagno Flavio, deciso a non vivere senza di lei.

Il film, premiato al TIFF 2024, combina dramma e danza contemporanea, esplorando il tema della morte con sincerità e surrealismo. Le coreografie riflettono l’alienazione di Claudia, e la storia affronta la fine della vita con un approccio onesto e toccante.

Il film affronta il tema del suicidio assistito con una certa leggerezza, trattando la morte come un passaggio naturale e inevitabile. Claudia si avvicina alla sua fine con serenità, mentre Flavio è combattuto tra il desiderio di morire con lei e la difficoltà di accettare la sua morte prematura. Violeta, invece, si oppone disperatamente alla decisione dei genitori, piangendo due perdite che non si sono ancora verificate.

Il film affronta il tema del suicidio assistito con una certa leggerezza, trattando la morte come un passaggio naturale e inevitabile. Claudia si avvicina alla sua fine con serenità, mentre Flavio è combattuto tra il desiderio di morire con lei e la difficoltà di accettare la sua morte prematura. Violeta, invece, si oppone disperatamente alla decisione dei genitori, piangendo due perdite che non si sono ancora verificate.

“Penso molto alla morte – dice il regista  – Mia nonna è morta quando ho iniziato a lavorare a questo progetto. Poi ho scoperto il piano di fine vita di una coppia che conoscevo, e ho deciso di raccontare la loro storia. Non ho mai realizzato film autobiografici, ma mi lascio ispirare dalle storie che mi circondano. Ho iniziato a lavorare con un paio di amici durante un workshop di recitazione. Abbiamo provato a lungo, e ho preso circa 400 pagine di appunti che sono diventate il materiale di partenza per la sceneggiatura. Ma a causa di problemi di salute, non siamo riusciti a portare a termine il progetto originale. Poi si è evoluto nel film che vediamo ora, con Ángela Molina e Alfredo Castro. L’ispirazione per fare un musical è venuta anche dalle prime sessioni di prove con i miei amici, che spesso finivano mettendo su della musica o ballando. La maggior parte delle culture include la musica quando si affronta la morte. La musica aiuta a esprimere ciò che non si riesce a dire a parole”.

Approfondisce poi: “Il film non si focalizza esclusivamente sulla malattia terminale o sul suicidio assistito, ma piuttosto sul modo in cui affrontiamo gli affetti e le nostre aspettative di fronte al vuoto della morte. Più che soffermarci sul declino fisico associato alle malattie terminali, su cui abbiamo comunque svolto approfondite ricerche, ci interessava esplorare l’aspetto esistenziale ed emotivo della malattia, che solleva domande come: come scegliamo di vivere? Come condividiamo le nostre decisioni con i nostri cari? Come ci supportiamo reciprocamente nel percorso che ci conduce alla fine?

Tra le sue ispirazioni Marques-Marcet cita “i musical classici di Hollywood dell’età d’oro, come quelli di Stanley Donen, Gene Kelly, Vincent Minnelli e Charles Walters, ma anche cineasti degli anni ’30 come Busby Berkeley e Mark Sandrich, che hanno diretto Fred Astaire e Ginger Rogers. Detto questo, il mio film non è un approccio classico al musical, ma volevo evitare l’ironia, che è una tendenza nel cinema contemporaneo. Sembra che non si prendano abbastanza sul serio. Realizzare un musical era un po’ intimidatorio, ma ho davvero apprezzato l’esperienza. Il film parla di come vogliamo affrontare la nostra stessa morte. Ci sono molti film che trattano il lutto, il dolore per la perdita di una persona cara, ma questo riguarda il pensiero di non esserci più. È un concetto così astratto che l’idea di farlo come un musical aveva senso. Ero anche interessato a personaggi che prendono una decisione quando sono confrontati con una malattia terminale. È un approccio vitale al nostro destino. E’ stato un progetto molto ambizioso e abbiamo dovuto co-produrlo e accedere a diversi fondi pubblici internazionali. Questo inevitabilmente ha allungato un po’ i tempi, ma abbiamo realizzato il film che volevamo ed è quello che conta. Siamo molto felici. L’attenzione ricevuta e il premio ottenuto a Toronto sono stati un grande impulso per la carriera internazionale del film e ora abbiamo l’opportunità di presentare il film a Valladolid, pronti per la sua uscita in Spagna”.

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21 Ottobre 2024

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