Ci sono autori talmente noti e caratteristici da fondere e confondere la loro personalità e la loro immagine con quella delle loro stesse opere. Facile, in questi casi, che a secoli di distanza dalla loro scomparsa si tenti l’espediente ‘metaletterario’ che rende questi grandi scrittori protagonisti di storie che loro stessi potrebbero aver creato. Era già successo in passato con il celebre Shakespeare in love e con il meno celebre, ma di gran culto, Delitti e segreti, che si incentrava sulla figura di Franz Kafka.
Ora è la volta di Edgar Allan Poe, il mago del brivido che in The Raven, in uscita con Eagle Pictures il 23 marzo, diventa protagonista di un ‘serial thriller’ in cui si trova a dover risolvere il mistero di un assassino che uccide ispirandosi ai suoi racconti.
A incarnare Poe, con molto impegno ma una fisicità e un look che ricordano più lo Sherlock Holmes di Robert Downey jr. che l’esile figura del poeta di Boston, c’è John Cusack, affiancato da Luke Evans, Alice Eve, Brendan Gleeson e Kevin McNally. Nel film, esteticamente elegante e solidamente diretto dal James McTiegue di V per Vendetta, non mancano comunque belle suggestioni che vanno dal burtoniano Sleepy Hollow al classico degli anni ’80 Piramide di Paura, e il plot è cupo e opprimente quanto basta per raccontare gli ultimi misteriosi giorni della vita dello scrittore, passati in miseria in quel di Baltimora.
Lo sceneggiatore Ben Livingston descrive così il personaggio, su cui ha in mente di scrivere fin dal 1999: “Ai tempi in cui si svolge la storia, Poè è più simile a un ubriacone che a uno scrittore. Parlavo con un amico, a una festa, proprio delle morti misteriose di alcuni autori, ed è saltato fuori il nome di Poe. Ho subito pensato di poterne fare uno script. Abbiamo studiato i dettagli della sua vita, ma non per farne una biografia”. “Ci siamo concentrati più sul tono e l’umore”, racconta l’altra sceneggiatrice che, ironia della sorte, si chiama Hannah Shakespeare.
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