Il giro del mondo di Pixar era iniziato nel 2005 al MoMA di New York e approda oggi a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, sede scelta per ospitare la mostra del 30esimo compleanno della casa d’animazione, debutto presentato dalle curatrici Elyse Klaidman e Maria Grazia Mattei, con il presidente di PalaExpo, Cesare Pietroiusti, per cui la mostra fonda su concetti imprescindibili quali: “la collaborazione fra artisti interdisciplinari, fondamentale in questa epoca storica, una modalità di scambio e di sapere, di bellezza, che ricorda quello rinascimentale. Con il superamento del concetto di autore individuale, le menti si fondono per un pensiero collettivo. Il motivo per cui, da artista, questa mostra è interessante risiede nel mostrare quello che ‘c’è dietro’: la natura dell’arte è mostrare non solo la bellezza estetica sensibile, ma anche portare lo spettatore a riflettere sul linguaggio, sui mezzi utilizzati. È molto importante per capire l’intelligenza critica delle persone, in questo caso senza volontà manipolatoria. Questa mostra è una grande celebrazione di ciò che sta dietro l’opera d’arte, il film”.
Le parole di Pietroiusti rispecchiano esattamente le “opere d’arte” che riempiono e “animano” le sale dell’esposizione: da Wall-e a Gli incredibili, da Rebel-The Brave a Coco, per ciascun film ci si trova a guardare negli occhi maquette di personaggi che, forse più di tutto, restituiscono la verità e l’anima degli stessi; accanto a queste, disegni/dipinti a grandi dimensioni che campeggiano quasi sopra le teste, e fino alle estremità delle colonne classiche del Palazzo, come incantevoli affreschi integrati perfettamente nel contesto; corredano le pareti, ad altezza d’occhio, illustrazioni che esplodono nella loro apparente staticità di tratto e cromatica: riconosciamo lì l’anima di una cinesi cinematografica successiva, che corrisponde all’animazione finale, ma sono così intrise di arte, e Storia dell’arte, da essere loro stesse delle vere e proprie opere, a prescindere dal fatto di rappresentare “solo” una fase della lavorazione che porta poi al cartone animato ultimo. “In Pixar sono tante le persone che fanno parte del processo di storytelling. Quando le persone pensano alla Pixar pensano alle storie, ma non sempre sanno cosa c’è dietro; il computer è uno strumento come la matita: tecnologia e arte hanno un dialogo in corso, per condividere le nostre storie e sentire cosa ci accade come esseri umani. Quando le persone verranno, dai bambini agli artisti e agli scienziati, vorremmo fossero ispirati allo storytelling globale”, ha detto Elyse Klaidman, una delle curatrici.
“La mostra attraversa i 30 anni di produzione Pixar, basata su tre assi portanti”, come ha spiegato l’altra curatrice, Maria Grazia Mattei. “Metodologia del processo: attenzione alla costruzione delle storie; creazione dei caratteri, che da un foglio e da una matita poi prendono vita; creazione di mondi, che Pixar cerca di costruire in maniera verosimile. Per esempio per Nemo hanno fatto delle immersioni vere e proprie, per riuscire a restituire l’emozione della vita sott’acqua. La mostra è un’ integrazione tra digitale e artigianato da bottega”.
Sono poi il “gioco” dello Zootropio, “magia pura, omaggio alle origini del cinema attraverso movimento e luci” – come ha continuato a raccontare Mattei, quello visivo del Colorscrip, che traduce visivamente il contenuto emotivo di una storia attraverso il colore, e infine l’incanto assoluto del mini film denominato Artscape, sintesi di ciò che è l’incontro sommo tra l’arte e il digitale, di cui Pixar si fa maestra: un montaggio fatto apposta per la mostra, partendo da disegni preliminari; in questo film breve in 3D, fruibile senza l’ausilio degli occhialini, si è completamente avvolti, ci si tuffa, si viene toccati e abbracciati dall’universo che da 30 anni ad oggi ha riempito occhi e anime, a tal punto da far gettare sempre il cuore oltre l’ostacolo nel nome della bellezza animata, senza anagrafe che possa limitare o frammentare la fruizione.
“È commovente questo momento, per il nostro Paese ha un valore molto forte questa mostra. Perché abbiamo pensato di portarla in Italia? Facile pensare al brand Pixar, ma il motivo principale è che stiamo vivendo una transizione molto forte del digitale; è il momento di porre l’accento sul rapporto uomo-macchina, in una prospettiva di cambiamento, di apertura, di grande possibilità. L’Italia ha un DNA storico e artistico: Pixar guarda molto alla nostra Storia dell’arte, e loro sono una bottega digitale rinascimentale. La mostra parla a figli digitali e a genitori analogici. Arriva a Roma dopo aver girato il mondo: ogni film contiene in sé opere d’arte, un approccio umanistico al digitale”, ha affermato Mattei.
La mostra, da domani al Palazzo delle Esposizioni fino al prossimo 20 gennaio, oltre all’esposizione, offre anche visite e laboratori per bambini, dibattiti e incontri ad ingresso libero, una rassegna cinematografica.
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