Piera Degli Esposti: il teatro non mi voleva, il cinema sì

Bocciata all’esame di ammissione dell’Accademia nazionale, l’esordio sul palcoscenico non è stato facile all'inizio per l'attrice, come racconta nel film 'Tutte le storie di Piera' di Peter Marcias


TORINO. “Piera Degli Esposti è una di quelle attrici che anche quando sono chiamate a interpretare un personaggio che non è quello principale, lo affronta come se fosse l’ideale protagonista di una storia attigua o in parte sovrapposta a quella che si sta realizzando e della quale è protagonista. Per cui quando lei entra in scena, anche se il suo non è un personaggio principale della storia, senti immediatamente un’energia speciale”. Giuseppe Tornatore, che l’ha diretta ne La sconosciuta, così ne parla in Tutte le storie di Piera, per la regia di Peter Marcias che lo ha prodotto insieme a Carlo Macchitella e viene presentato nella sezione Festa Mobile.

Piera Degli Esposti vedrà stasera per la prima volta il film che ripercorre la straordinaria carriera dell’attrice bolognese dagli anni delle avanguardie teatrali fino alle più recenti interpretazioni per il cinema e la televisione. Nell’occasione riceverà il premio Maria Adriana Prolo, intitolato alla fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, con “doppia laudatio” del giornalista Alberto Crespi e del regista Riccardo Milani.

“Ho messo nelle mani di Marcias, un regista di cui mi fido anche perché ho già lavorato con lui, questa operazione salvataggio dei miei armadi di famiglia. Da sempre mio fratello mi dice che devo fare una Pierateca”, dice l’attrice.
Il docufilm di Marcias ripercorre innanzitutto la carriera artistica di un’attrice anticonvenzionale, che a teatro si è misurata con un repertorio sia classico sia d’avanguardia.
Nel cinema l
a raccontano oggi i registi che l’hanno diretta: Marco Bellocchio, Riccardo Milani, Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, i fratelli Taviani; le amiche Lina Wertmüller e Dacia Maraini e la giornalista Laura Delli Colli. Tra le voci di ieri quella di Marco Ferreri, suo compagno nonché autore di Storia di Piera, tratto dall’omonimo romanzo a doppia firma Degli Esposti e Maraini, sull’infanzia e l’adolescenza dell’attrice.
Quella parte di vita segnata dalle vicende della madre, dal carattere instabile e difficile, c’è in questo docufilm insieme a tanti altri ricordi: dalla casa colonica nella campagna emiliana al laboratorio di sartoria frequentato dopo la scuola, al bel rapporto col padre, sindacalista impegnato.

L’idea di aprire questo “scrigno dei ricordi di Piera” a Marcias è venuta quando nel 2010 l’ha diretta ne I bambini della sua vita. “Nel docufilm visto trovo stimolante che alcuni registi importanti parlino di lei evidenziando tratti comuni dell’attrice e della donna. Purtroppo per raccontare le sue esperienze teatrali ci sono solo materiali fotografici ma non in pellicola”. L’esordio con il teatro non è stato facile al principio per Piera Degli Esposti, respinta all’esame di ammissione dell’Accademia nazionale. “Direi che ho vinto l’Oscar della bocciatura. Come attrice sono nata in casa, fin da ragazzina recitavo da sola davanti alla finestra, creando un mio metodo che molto più tardi ha dato i suoi frutti. Ho avuto poi la fortuna di lavorare con bravi e importanti registi teatrali purtroppo scomparsi: Castri, Trionfo, Cobelli”.

Più semplice e meno faticoso il rapporto invece con il cinema. “Di me – ricorda l’artista – Luigi Zampa diceva: ‘Questa ragazza ha una faccia da cinema e invece vuole fare teatro’. E io rispondevo: ‘Il cinema è troppo centimetrale, l’inquadratura è uno spazio ristretto per il corpo dell’attore. Certo è un dispiacere non essere protagonista nei film, non ho avuto la fortuna di avere ruoli primari come Judi Dench. Così faccio le parti piccole come fossero grandi, e l’ha capito Tornatore”. Sul lavoro rivela di essere “un ossesso” e quanto al mestiere di attore afferma che “ha un compito arduo ma splendido nella vita: consolare lo spettatore”.

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