Bill Furlong (Cillian Murphy), cinquant’anni, ha sempre le mani sporche di carbone, uno sguardo triste ed è di poche parole, nonostante moglie, Eileen, e cinque belle figlie adolescenti.
Una tristezza infinita, la sua, che viene dal passato. Commerciante di carbone nell’Irlanda degli anni Novanta, diventa involontario testimone degli abusi e violenze delle Magdalen Laundries, quegli orribili istituti nati per “riformare giovani donne” e gestiti da istituzioni cattoliche dove vennero perpetrate terribili violenze verso giovanissime che avevano la sola colpa di essere in attesa di un bambino, o troppo povere o solo inquiete. E questo per un periodo lunghissimo: dal 1820 fino al 1996.
In Small Things Like These (questo il titolo originale), già apertura del 74mo Festival di Berlino (leggi qui il nostro articolo) e ora in sala dal 28 novembre con Teodora, la bellezza piovosa e verde d’Irlanda, pochi dialoghi e orrori solo evocati o immaginati, i peggiori.
Protagonista questo malinconico eroe, che incontra per puro caso una ragazza, Sarah, in fuga dall’istituto diretto da una magnetica e demoniaca Suor Mary (Emily Watson), madre badessa. Da parte dell’attrice britannica – che ha dato il volto alla Bess McNeill nel film di Lars Von Trier Le onde del destino – poco più di una scena, ma così convincente e perfetta da vincere a Berlino l’Orso come miglior attrice non protagonista.
Piccole cose come queste è una produzione irlandese-belga diretta dal regista Tim Mielants da una sceneggiatura di Enda Walsh basata sul libro omonimo della scrittrice irlandese Claire Keegan (Einaudi). Va detto, infine, che sulle Magdalen Laundries sono stati realizzati diversi film di denuncia. Uno su tutti: nel 2002 ‘Magdalene’ (The Magdalene Sisters), scritto e diretto da Peter Mullan e in anteprima mondiale a Venezia.
Un film per non smettere di riflettere, a pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall’Onu il 25 novembre. (gp)
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