Quasi tutti d’accordo i critici sull’occasione mancata e su un’opera deludente dopo aver visto Luce dei miei occhi, anche se qualcuno pare sospendere il giudizio in attesa dell’accoglienza del film nelle sale.
Non è piaciuto a Tullio Kezich del Corriere della Sera: “La pellicola s’inserisce nella vena sentimentale e buonista del collega Soldini… pur non privo di saltuarie illuminazioni il film ci sembra un prodotto che dovrebbe tornare in moviola”. Anche Roberto Nepoti, la Repubblica, pur riconoscendo a Piccioni il merito di “un film ben fatto, ben fotografato, interpretato con dedizione e bravura”, sottolinea che “i caratteri, stavolta, sono scritti in modo troppo programmatico, così com’è tutta di testa l’esibita mestizia del film, piccola epopea di vinti decisa a risultare struggente costo quel che costi”.
Per Lietta Tornabuoni, la Stampa, Piccioni delude nonostante personaggi toccanti e recitati con efficacia: “storia e film non ci sono, nella sceneggiatura male elaborata”. Ancora più “tranchant” Dario Zonta, l’Unità, per il quale il regista perde la misura e la modestia del precedente Fuori dal mondo, e così “prevale l’eccesso in un film che vorrebbe essere minimale, come tutto il cinema italiano che non riesce a pensare in grande, risultando invece pretenzioso e supponente”. Ma l’affondo del critico del giornale non è finito: “Dialoghi ingenerosi, sceneggiatura lacunosa, recitazione impagliata”. Anche Fabio Ferzetti, Il Messaggero, si aspettava un Piccioni diverso: “Quello sguardo caldo e profondo che scavava nei sogni di tutti i personaggi, anche minori, come un Frank Capra italiano e malinconico, qui risulta astratto, volontaristico”.
Fuori dal coro Mariuccia Ciotta, il manifesto: “Piccioni ha messo dentro il film tutta la sua potenza di fuoco quanto a descrizione del momento e sensibilità-ricettività. Ma è il pubblico che, all’uscita della sala, dovrà decidere come comportarsi”. E ancora “l’Avvenire”, “affascinante e insieme sfuggente” scrive Francesco Bolzoni, “Per il gioco di allusioni che lo guida, la forma rarefatta Luce dei miei occhi si distacca dalla cifra consueta ai cineasti italiani”.
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