Sarà più nuovo (nuevo nuevo nuevo, come scherza lo ieratico Fernando Birri) il cinema argentino post-dittatura o il cinema italiano post-morettiano? La domanda se la pone la Mostra di Pesaro, che celebra la 42/a edizione dal 24 giugno al 2 luglio facendo scendere in campo la rinascita di due cinematografie che hanno attraversato momenti di crisi drammatica nel recente passato. Un programma ricco nonostante il festival pesarese, che conta su un budget di circa 500mila euro, stia scontando come quasi tutte le manifestazioni del settore tagli nel finanziamento pubblico, ma anche una scarsa sensibilità dell’industria denunciata dal direttore Giovanni Spagnoletti. “Abbiamo perso per strada quattro film a cui tenevamo e che erano già inseriti nel catalogo: tre perché i distributori italiani li hanno ritirati, uno, El Amarillo di Sergio Mazza, perché ha preferito la Settimana della Critica di Venezia”.
Ma vediamo le squadre in campo. Per l’Italia gioca la nazionale under 40…. Infatti rubando il titolo a uno dei film culto degli anni 2000, La meglio gioventù, Pesaro fa il punto sul nuovo-nuovo cinema italiano, quello degli ultimi cinque anni. E’ la XX edizione dell’evento speciale, curata dallo studioso Vito Zagarrio, che ha scelto come immagine feticcio un volto triste e un po’ assente di Barbora Bobulova in una scena di Tartarughe sul dorso di Stefano Pasetto. L’analisi di un territorio frammentato e indefinibile – che Callisto Cosulich paragona a una terra riemersa dallo tsunami – si articola in molte istantanee (un volume Marsilio raccoglie saggi di numerosi autori), mentre Pesaro ripropone alla visione le opere prime del quinquennio, spesso introvabili: tra gli esordi Gaglianone, Puccioni, Costanzo, Mereu, Sorrentino, Spadoni. “E’ una generazione che si sente diversa, libera dal senso di sconfitta di chi li ha preceduti e anche da politiche e ideologie”, sintetizza ancora Zagarrio. Che indica alcune linee di tendenza, dall’attenzione al digitale all’esplosione delle autrici.
Giovanni Spagnoletti scommette invece sulla nazionale argentina, che ha goleador come Lucrecia Martel e Pablo Trapero aiutati da una forte legge cinema. Si festeggiano anche i trent’anni dalla fine della dittatura e nelle nostre sale passa una commedia cinofila da non perdere (Bombon el perro). Tra gli ospiti di Pesaro, oltre a Leonardo Favio, a cui è dedicato uno spazio d’onore nella retrospettiva, anche Fernando Birri, che ricorda come proprio Pesaro, ai tempi della fondazione Miccichè-Torri, abbia portato in Europa il mitico La hora de los hornos. Birri, ottant’anni, è ancora al lavoro: ultima sua fatica un documentario sulla Scuola di Cinema di Cuba, Za 05. “Za è un omaggio a Zavattini – spiega l’autore di Los inundados – mentre il sottotitolo, lo viejo y lo nuevo, è un riferimento a Ejsenstein. La scuola, fondata nel ’96 tra gli altri da Gabriel Garcia Marquez, ha formato 4.994 studenti di tutto il mondo. Il film vuole essere un collage, didattico e collettivo, che alterna piccole sequenze di film storici del cinema latino-americano e film di diploma degli studenti, per scoprire se c’è qualcosa o niente in comune”.
Completano il programma il Concorso (in giuria Jasmine Trinca, Paolo Virzì, Roberto Silvestri), il Cinema in Piazza, l’omaggio al catalano Pere Portabella, produttore di Bunuel e Marco Ferreri e molto altro che potrete scoprire sul sito
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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