Una spy story che è anche riflessione sulla fine dell’impero sovietico ed elaborazione di un lutto privatissimo, Persona non grata porta in concorso un maestro come Krzysztof Zanussi, già Leone d’oro nell’84 con L’anno del sole quieto. Coproduzione con la Sintra di Rosanna Seregni e l’Istituto Luce, che distribuirà a ottobre, il film mette in campo varie triangolazioni, Tra cui quella di grandi registi dell’Est: oltre a Zanussi, Nikita Mikhalkov e Jerzy Stuhr, nei ruoli di un viceministro russo e di un diplomatico polacco. Sospetti e ambigue amicizie condizionano il protagonista, Wiktor, ambasciatore in Uruguay, ex dissidente impegnato in Solidarnosc, che ha da poco perduto l’amatissima moglie che tuttavia sospetta di averlo tradito proprio con l’affascinante amico russo, diventato un pezzo da novanta della politica post-sovietica. Wiktor è un uomo integro, che nonostante l’età e le inevitabili contraddizioni nutre ancora gli ideali per cui è vissuto e ha lottato. “È facile essere idealisti da giovani, ma è indispensabile esserlo da vecchi”, commenta Zanussi, che parla un forbitissimo italiano. E ammette, nonostante i suoi sessantacinque anni, di sentirsi ancora come un debuttante: “In questo non si cresce mai, portare un film a Venezia è una gioia se il film piace, una cosa tremenda se non piace”. E’ evidente che si identifica con il protagonista e ci spiega perché. “Wiktor – dice – è un personaggio che rappresenta una generazione e in un certo senso un intero paese. Sta affrontando una realtà molto amara: deluso non solo dalla società ma anche da se stesso. Nutre sospetti verso la donna che amava e che ha perduto, verso gli amici e i collaboratori: ma non volevo avvelenare il pubblico con la sua disperazione e per questo l’ho portato a ritrovare in qualche modo la sua serenità accettando la sua imperfezione”.
La cultura del sospetto, come atteggiamento politico ma anche esistenziale, è al centro della riflessione umana e psicologica del film. “L’eccesso dello spirito critico, sia pur sano, porta conseguenze negative. La mancanza di sospetti è ingenuità e anche negli animali conduce all’autoeliminazione, come accade ai cani o ai gatti troppo addomesticati che non sanno più difendersi. Ma un equilibrio tra fiducia e sfiducia è essenziale all’essere umano, altrimenti si finisce bruciati dal dubbio”. Ma si parla molto anche dei complessi rapporti tra Russia e Polonia in questo intrigo internazionale che a tratti ricorda Graham Greene. “La Russia è un importante contrappeso alla mentalità occidentale di cui anche noi polacchi siamo portatori. I russi vivono una nozione di mistero che illumina anche la scienza, per non parlare della religione. Nell’Occidente ci sono troppe certezze, anche la medicina tutto sommato è un’illusione. Come si dice nel film, i russi sentono Dio con tutto il corpo tranne che con il cervello”. Infine non manca una bella stoccata all’Italia, che riesce a piazzare con mezzi non proprio puliti una fornitura di elicotteri al governo uruguayano. “Non ho inventato niente: l’Italia esporta armi costose in tutto il mondo. È un paese con una grande tradizione di diplomazia, ma è anche il paese di Machiavelli, non dimentichiamolo. È una potenza occidentale ma non così potente come la Francia e la Gran Bretagna. Insomma, era il paese ideale per completare il triangolo… Giuro che la coproduzione è arrivata dopo”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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