“Era strano che nessuno ci avesse pensato. Una squadra non è una storia sportiva, ma contiene epica, sport, e la nostra Storia. È stato appassionante perché lo è il prodotto, straordinario. È un’idea semplice e geniale, il risultato è perfino superiore alle aspettative. È la celebrazione di un successo complicato ma unico” per Roberto Pisoni di Sky, sul cui canale Documentaries sono previsti in palinsesto i 6 episodi della docuserie Sky Original, dal 14 maggio alle 21.15.
Il progetto, nato dalla personale passione di Domenico Procacci per il tennis, che detiene tutta la paternità di questo lavoro, avendolo ideato, diretto e prodotto, con Sky appunto, e con Luce Cinecittà, che cura anche la distribuzione insieme a Fandango. “Domenico ha sposato il progetto con grande passione, poi c’è stato il grande seguito dato da Sky: è stato bravissimo come regista e la sua capacità umana e la passione per il tennis lo hanno portato a narrare lo sport italiano in questa maniera, che speriamo apra una strada, già ci sono esempi in tal senso negli Stati Uniti. Inoltre, ci sono in campo quattro artisti della racchetta, che raccontano una storia di uomini. Come Cinecittà stiamo lavorando per dare all’Archivio un valore contemporaneo, nella vastità delle opportunità che possiede”, commenta Nicola Maccanico, AD di Cinecittà.
La cui presidente, Chiara Sbarigia, aggiunge: “Abbiamo abbracciato con entusiasmo il progetto, intervenendo come co-produttori, con le belle immagini dell’Archivio Luce, e co-distribuendo il film nelle sale. È una storia in cui s’intrecciano ai materiali d’archivio, dentro e fuori dal campo da tennis, le parole e le imprese dei quattro grandi protagonisti del Dream Team. Siamo certi che Una squadra, magistralmente diretta da Domenico Procacci, che ne firma anche la sceneggiatura con Sandro Veronesi e Lucio Biancatelli, appassionerà gli spettatori con il racconto degli eventi straordinari di un nostro passato recente, quando eravamo la squadra da battere, anche in mezzo alle contestazioni per la partecipazione alla finale del ’76 nel Cile di Pinochet”.
“Prima del Cile c’è stata una presa di posizione degli intellettuali italiani che avevano influenzato l’opinione pubblica, sostenevano non dovessimo andare: molti media hanno così un pochino abbandonato il celebrare la vittoria come si sarebbe dovuto. C’era l’influenza intellettuale contro la nostra trasferta in Cile, un’eco rimasta negli anni”, racconta Adriano Panatta.
“Non è che volessi seguire tutto il processo, ho pensato ci fosse una bella storia da raccontare e all’inizio pensavo solo alla vittoria in Cile, volevo approfondire di più i ‘perché…’ che hanno permesso la finale si giocasse, ma anche il ‘perché’ di una vittoria mai celebrata. Studiando loro, parlandogli, ho pensato ci fosse molto di più di quel momento: non è solo quel ’76. Pietrangeli è il quinto protagonista, in certi momenti l’antagonista. Quando sono partito col lavoro sono partito a cercare contrasti, un po’ ho cercato di provocarli… per ottenere delle reazioni e uno dei conflitti di cui sapevo era tra Adriano e Corrado: in realtà, avevano voglia di rimarcare una differenza, ma sentivo anche stima reciproca, rispetto e vicinanza”, spiega Domenico Procacci, anche editore di un libro omonimo alla serie, a sua cura, che contiene le interviste ai tennisti protagonisti.
“La cosa più importante è che ci siamo riuniti, quasi rimessi insieme. Ci eravamo persi di vista, in città diverse. Non ci sono state occasioni per festeggiare e commemorare questa vittoria”, continua Panatta. “Ho conosciuto Domenico, che è un malato di tennis, e il suo talento tennistico! (ironizza, ndr), abbiamo giocato qualche volta, passato qualche serata insieme in cui ho raccontato qualche aneddoto, da lì aveva carpito ci fossero storie divertenti. Ma, quando mi ha parlato dell’idea, avevo qualche dubbio: erano passati tanti anni, ‘dimenticateci’ pensavo, però è stato capace di risvegliare in noi la voglia di ricominciare a raccontarci. Abbiamo parlato più come uomini che come tennisti, è uscita fuori una storia di quattro ragazzi, con diverse personalità, diverse contraddizioni: è riuscito nelle interviste e nel montaggio a capire le cinque personalità – anche quella di Pietrangeli, allora il capitano (ndr) – con un Nicola pungente e peperino. Sono felice di aver fatto questo progetto, di esserci ritrovati e felice del tocco di Domenico e degli autori. Secondo me avrà successo!”.
Una brigata, quella dei cinque della Davis ’76, che fa evocare certe prassi alla Amici Miei: “Un paragone che è un grande complimento”, continua il tennista romano. “Ci viene proprio naturale prenderci in giro, adesso più che prima. È una chimica strana, che riesce pure a una persona riservata come Zugarelli, che sta al gioco e funziona. Ma con Pietrangeli funziona meno, è un po’ permalosetto, ma la verità è che gli vogliamo bene!”.
E qui, nel bel mezzo della conferenza di presentazione della docuserie alla Casa del Cinema di Roma, suona un telefono ed è proprio l’evocato Nicola Pietrangeli, assente in presenza per una piccola caduta domestica, che però non gli ha levato lo smalto, infatti entra subito nel vivo dicendo: “Volevo essere lì a litigare con quei quattro mascalzoni, che mi diverto molto! Il merito sportivo è tutto loro! Io ce li ho portati lì, solo questo. Come si fa a essere un bravo capitano? Bisogna saper portare bene un asciugamano e aprire bene l’acqua minerale”.
“La cosa vera è che, quando esiste una storia vissuta insieme, io faccio fatica a avercela con qualcuno perché ho condiviso più bellezza che bruttezza, fatico a tenere rancori ridicoli, che a oltre 70 anni ho anche dimenticato”, aggiunge ancora Panatta.
“Le vicende di questi personaggi sono in bilico tra la Commedia all’italiana e il dramma shakespeariano. In loro quattro si possono ritrovare le caratteristiche degli attori della Commedia, come se Adriano fosse Gassman, Paolo fosse Tognazzi, Tonino fosse Manfredi e Corrado fosse Satta Flores”, chiosa “in cinema” Procacci.
Oltre alla messa in onda televisiva dal 14 maggio – e alla disponibilità su NOW – anche un’uscita in sala, in anteprima il 2, 3 e 4 maggio, per questo progetto, già presentato in Selezione Ufficiale allo scorso Torino Film Festival (leggi il nostro articolo).
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