Per Jesse Eisenberg, una nonna ebrea per l’affermazione del Sé

'A Real Pain', secondo film da regista dell’artista newyorkese, qui interprete accanto a Kieran Culkin di una storia di famiglia, tra radici ebraiche e sfaccettature dell’emotività: in anteprima italiana, apre il Concorso alla 22ma edizione di Alice nella Città e dal 27 febbraio 2025 esce al cinema con The Walt Disney Company Italia


Una storia di famiglia, l’eredità di un’identità, quella delle radici ebraiche e europee di nonna Dory, e poi quella dell’affermazione del Sé, un disegno unico e opposto per David (Jesse Eisenberg) e Benji (Kieran Culkin), cugini come fratelli, eppure poli agli antipodi nel loro essere ossessivo compulsivo, il primo, e vagante naïf, il secondo.

Un film circolare nel suo svolgimento, A Real Pain, opera seconda da regista dell’artista newyorkese, qui interprete accanto a uno sfavillante Culkin, per una storia che debutta in anteprima italiana e apre il Concorso della 22ma edizione di Alice nella Città: la vicenda comincia e finisce in un aeroporto, luogo simbolo del viaggio, fisico sì, ma spesso anche emotivo, e luogo della miscellanea umana, tema specificatamente presente in questo racconto che torna sulle tracce di una nonna polacca emigrata nella Grande Mela, per cui i due nipoti volano prima a Varsavia e poi s’addentrano nel Paese, per rendere omaggio al suo vissuto e al suo ricordo.

Se David è un moderato, timido, papà di famiglia, che vive nella metropoli e si occupa di pubblicità digitale, Benji non ha né arte né parte ma ha un’istintiva empatia iper esposta, per cui imbarazza e affascina al contempo, non frenando mai la propria emotività, a cui spesso dà parola a ruota libera, modus che se da una parte crea disagio nel riservato cugino, dall’altra glielo fa ammirare/invidiare per questa spontaneità, che fa sempre amare Benji da tutti, nonostante tutto…

Il viaggio polacco comincia in gruppo, “un tour sull’Olocausto”, infatti c’è chi partecipa perché la propria mamma è sopravvissuta ai campi di concentramento o chi perché s’è convertito all’ebraismo: naturalmente, come annuncia la guida, “è un tour sul dolore” e sulla resilienza di un popolo, quello ebreo, e il film è anche una riflessione sull’ “essenza dell’America”, un’identità sociale fatta di “persone create da altre culture” riflette Benji, capace – seppur con i suoi modi senza filtro – di cogliere l’essenza di quel viaggio, per cui “queste persone” – gli ebrei tutti, soprattutto quelli periti nel nome del loro Credo – “non sono aneddoti”, come afferma nella sequenza di visita a un cimitero.

Nonostante il film sia portatore di tematiche alte e delicate, mantiene costante la leggerezza della commedia, grazie al rimpallo reciproco delle due personalità dei personaggi principali: il generale tono lieve del film si fa efficace nell’ amplificare, laddove necessario, lo spessore delle questioni più profonde – sociali, e personali, anche grazie a un quasi perenne accompagnamento strumentale, dolce e malinconico.

E così, questo viaggio, che vede i due cugini far tappa da soli alla casa della nonna, è un viaggio dentro una storia certamente molto più grande e universale di quella famigliare, ma anche – e forse soprattutto – un viaggio dentro il proprio io che, pur avendo una stessa radice natale, come nel caso di David e Benjii, palesa il tumulto emotivo più intimo, la “real pain” del titolo, in maniera soggettiva, irripetibile, affermando il disegno identitario del singolo.

A Real Pain, premiato al Sundance Film Festival 2024, arriva il 27 febbraio 2025 nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. 

 

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