Per Isabella e Alessandro il cinema è ‘Green’


CANNES – Una raggiante Isabella Ferrari, assieme al regista Alessandro D’Alatri,è testimonial del progetto Edison Green Movie, presentato sulla Croisette all’Italian Pavilion. Si tratta di un protocollo, che porta appunto la firma dell’azienda più influente in campo di energia elettrica, volto alla riduzione dei consumi nella produzione dei film.

 

Soltanto in Italia oggi l’industria cinematografica produce circa 5.600 tonnellate di Co2 all’anno. Applicando il protocollo oggi proposto – circa un’ottantina di pagine, a detta di D’Alatri, “molto attente ai problemi tecnici di chi fa cinema” – si possono ridurre le emissioni inquinanti di circa il 20%. “Se in Italia tutte le produzioni seguissero queste regole – dichiara entusiasta Ferrari – con l’energia risparmiata si potrebbe illuminare per un anno un paese di 10.000 abitanti. Io stessa continua ho un’etica ecosostenibile nella mia vita privata. Educo i miei figli a spegnere la luce nelle stanze quando non le usano e a interrompere il flusso d’acqua mentre si insaponano. Sono una ragazza di campagna, ho sentito prima il cuore di una mucca che il rombo di un motore, per questo tengo all’argomento. E mi rendo disponibile fin da ora, per quel che posso, alla realizzazione di film ‘Green'”.

I modi per comportarsi in maniera ‘ecologica’ sul set sono tanti: si possono noleggiare certi tipi di gruppi elettrogeni piuttosto che altri o impegnarsi a costruire un catering composto da prodotti a kilometri 0. Lo sa bene Carlo Cresto-Dina, fondatore di tempesta, società di produzione che si impegna nella realizzazione di pellicole “a basso consumo”. “Siamo una banda di corsari – dice – e Edison è la nave a capo della flotta dell’esercito. Chiaro che ci sentiamo intimoriti, ma la loro esperienza ci ha insegnato molto. Bisogna guardare al cinema in maniera innovativa, non si può sempre stare ad aspettare il momento giusto. Bisogna fare, al limite, sbagliare, ricominciare. Non faremo la rivoluzione ma proponiamo un piccolo modello, forse oggi è anche più importante. Il set è come un villaggio, e questo villaggio può risparmiare energia. Mi prendo la responsabilità di dire che tra qualche anno tutti i film dovranno avere un bollino, lo chiederanno il pubblico e le istituzioni. Magari non sarà il nostro, ma non importa. Conta il risultato”.

D’Alatri, dal canto suo, è egli stesso un agricoltore, e quindi vicino alle tematiche oggi proposte: “Bisogna cambiare abitudini e questo spaventa, perché implica costi. Ma dai piccoli passi iniziano grandi cammini. In Usa già annunciano la fine della distribuzione in pellicola. Come autori, che hanno le luci dei riflettori addosso, possiamo impegnarci a insistere coi produttori, con i distributori, con gli organizzatori perché usino questi nuovi modelli. Prima o poi si sensibilizzeranno le istituzioni, magari proponendo sgravi fiscali per chi li applica”.

“E’ un progetto credibile – sottolinea Andrea Prandi, responsabile di comunicazione di Edison – per i partner che abbiamo intorno e per la nostra storia, iniziata 130 anni fa. Siamo stati i primi a illuminare la Scala di Milano e oggi ci mettiamo il marchio. Ma non è per la pubblicità, quella ce la stiamo già facendo. E i primi che adotteranno questo modello avranno molto più ritorno di noi, in termini di immagine. Siamo da sempre legati al cinema, ricordiamoci che a Edison ha lavorato per molti anni Ermanno Olmi. Ci sono milioni di persone al mondo che l’energia non ce l’hanno. Loro devono crescere, noi dal canto nostro possiamo impegnarci per risparmiare. Anche se non è facile. Ci abbiamo provato coi concerti rock, ma anche i musicisti più sensibili iniziano a storcere il naso quando il risparmio energetico gli intacca il suono. Allo stesso modo, non sarà facile convincere un direttore della fotografia a cambiare il modo di usare le luci. Ma arriveranno nuove generazioni di direttori della fotografia che, se sensibilizzati, saranno più disponibili”.

 

Il progetto, in collaborazione con la Cineteca di Bologna (per cui è presente il direttore Gian Luca Farinelli), è patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e ha già all’attivo una piccola produzione, un mini-spot realizzato ad hoc e proiettato a conclusione della presentazione.

autore
17 Maggio 2012

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