Pedro Almodóvar attacca sulla pedofilia dei preti

Durissimo il giudizio del regista, che sarà in concorso a Cannes, sulle responsabilità del Vaticano: "Il Papa non sta facendo a sufficienza, non solo contro gli abusi"


Compirà 70 anni a settembre, Pedro Almodóvar che concede una lunga intervista esclusiva a Vanity Fair per raccontare le ragioni del suo ultimo film, il ventunesimo, Dolor y Gloria, in concorso a Cannes. Il racconto chiaramente autobiografico di un regista anziano (interpretato da Antonio Banderas) che ricorda la sua vita, a partire dall’infanzia nella Mancha: “Non essendo mai stato un nostalgico, è difficile che per indole volga lo sguardo al passato”, spiega il regista. “Erano 15 anni che non mi guardavo indietro ed è avvenuto nuovamente perché in età matura ho avvertito una sensazione strana. La sensazione che c’era qualcosa della mia infanzia che non mi piaceva e, nonostante avessi girato su quell’età due film di stampo opposto, La mala educación e Volver, non ci avevo riflettuto abbastanza”.

Nell’intervista Almodóvar descrive gli anni in cui lasciò il suo piccolo paese d’origine per perdersi nella creatività e negli eccessi della Madrid della Movida: “Avevo una vocazione molto concreta: volevo fare il regista. E non avevo nessuno che mi facilitasse il percorso. Sapevo che riuscire o meno dipendeva solo da me. Dal disordine mi ha salvato la vocazione”.

Il cineasta spagnolo affronta anche il tema dal disgusto per il sistema educativo religioso che lo vide come alunno in seminario. Un’educazione pessima a suo dire dal punto di vista didattico: “Sicuramente non volevo diventare prete, ma avrei voluto imparare qualcosa, apprendere, sapere di più sui miei dubbi precoci legati all’esistenza di Dio e al senso della vita. Ma fu un’esperienza atroce. Fecero di me un bambino incolto e ignorante che passava il tempo cantando, con insegnanti del tutto inadeguati al compito” e inquietante sotto altri aspetti. “In collegio” racconta il regista “c’erano moltissimi abusi, soprattutto tra i bambini più piccoli. Avevo 10 anni e con i miei coetanei passavo 24 ore al giorno. In camerata, di notte, ci raccontavamo le nostre esperienze. Mi ricordo di almeno venti bambini che vivevano nel collegio ed erano stati molestati. Ci provarono anche con me, ma riuscii sempre a scappare. C’era un prete che in cortile mi dava sempre la mano perché gliela baciassi. Io quella mano non l’ho mai baciata. Fuggivo. Fuggivo sempre e sotto i portici del chiostro, quando ero solo, non camminavo ma correvo. Avevamo paura”.

Nell’intervista a Vanity, Almodóvar rievoca anche la frustrazione di vedere i colpevoli farla franca: “Le voci degli abusi erano arrivate oltre le mura del collegio e i casi erano così concreti e numerosi che la direzione dei salesiani non poté far altro che intervenire. E come intervennero? Cambiarono collegio ai sacerdoti mandandoli in un collegio di adolescenti. Nessuna punizione. Nonostante la menzogna e l’abuso su un’età così indifesa e la devastazione imposta a chi si affaccia alla vita, sapevano che sarebbero stati coperti perché così accade da sempre: si coprono l’un l’altro. Lo facevano e continuano a farlo. Ne parlai solo una volta, con il confessore. Mi chiese comprensione e mi disse non parlarne con nessuno. Ma come si fa ad avere comprensione verso un adulto che si comporta così?”.

Durissimo poi il giudizio del regista sulle responsabilità del Vaticano: “Io non so se il Papa stia attuando una rivoluzione o se non stia facendo niente. Quello che so è che non sta facendo a sufficienza. Non solo contro gli abusi, ma anche con tutto ciò che ha a che fare con la sessualità dei preti…”.

E aggiunge: “Sono sicuro che se si eliminasse l’obbligo del celibato, il 90% degli abusi scomparirebbe. Non essendo cattolico non posso rimproverare l’inerzia al Papa, ma come cittadino posso farlo. E lo faccio. Tutti dicono che la Chiesa avanza, ma io non la vedo avanzare. E lo stesso vale per il ruolo delle donne che non possono dir messa né dare la comunione. In un momento storico in cui il femminismo rialza la testa, la Chiesa continua a considerare la donna un essere inferiore senza alcun diritto”. 

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