Paul Haggis: “Girare nei luoghi di Fellini è un dono”

Nel 2012 Paul Haggis ha lavorato a Cinecittà per Third Person, film corale con protagonisti, tra gli altri, Liam Neeson, Mila Kunis e Adrien Brody. Oggi vorrebbe tornare negli Studios di via Tuscolana


MONTE-CARLO – Nel 2012 Paul Haggis ha lavorato a Cinecittà per Third Person, film corale con protagonisti, tra gli altri, Liam Neeson, Mila Kunis e Adrien Brody. Oggi il regista e sceneggiatore canadese, due volte premio Oscar (nel 2006 per Crash-Contatto fisico), ha intenzione di tornare negli Studios di via Tuscolana a Roma con due progetti che sta preparando. “Girare nei luoghi dove ha lavorato Federico Fellini e prendere il caffè nel suo stesso bar è stato qualcosa di meraviglioso. Un dono”, racconta a Cinecittà News dal Monte-Carlo Film Festival de la Comédie, dove è stato chiamato dal padrone di casa Ezio Greggio a ricoprire il ruolo di presidente di giuria.

Haggis, come sta andando?

Molto bene. Non mi aspettavo di trovare commedie così schiette, grandiose, dalla qualità altissima. Speravo ci fossero in concorso sette brutti film e uno buono, così da giudicare in maniera più semplice. E, invece, non è stato affatto facile. Io cerco sempre la verità in un film, e la voglio trovare nell’onestà della scrittura, e l’ho trovata.

La commedia è un genere che riesce bene a mescolare dramma e humour, raccontando i momenti, anche difficili, della vita.

Assolutamente. Lo può fare dei momenti di peggior dolore o quando qualcosa ci sembra il non plus ultra. Questi due aspetti vanno molto bene insieme, anche perché dramma e umorismo fanno parte della nostra vita. Potremmo trovare divertente un funerale o drammatico qualcosa che dovrebbe essere comico, magari iniziando persino a piangere. In fondo, siamo esseri umani molto complessi. Ma è questo il bello.

È possibile anche parlare della pandemia o della guerra in una commedia?

Certo. I film possono affrontare anche temi così delicati. Ce lo ha insegnato Charlie Chaplin. Possiamo sorridere anche di fronte alla crudeltà, anche se per alcuni è impensabile. Soprattutto nei momenti duri della vita se vedi un film che ti fa sorridere, ti fa stare bene, e allora puoi sentirti appagato. Ecco perché anche adesso dobbiamo cercare di trovare un modo per farlo, pur sapendo benissimo che ci sono persone, bambini in Ucraina che stanno soffrendo, e morendo, ed è qualcosa di profondamente doloroso.

Cosa le hanno insegnato due anni di pandemia?

In questo momento la guerra è nella nostra mente ancor più della pandemia, ma la pandemia ci ha cambiati. Ci ha fatto rivalutare tutto perché abbiamo avuto tanto tempo per stare da soli o con le nostre famiglie. E abbiamo pensato alle nostre priorità. A me ha davvero aiutato in molti modi, anche se è stata una cosa terribile, perché alcuni dei miei amici si sono ammalati gravemente, altri sono morti. Sono stato preoccupato per la mia famiglia. Ma, per certi versi, ci ha insegnato a meditare. Io ho imparato a cucinare, ho avuto la possibilità di stare di più insieme a mio figlio, e ho scritto tanto.

Dieci anni fa ha lavorato negli Studi di Cinecittà per Third Person. Che esperienza è stata?

Soltanto prendere il caffè nello stesso bar dove lo ha preso Federico Fellini è stato qualcosa di incredibile. Quando sono arrivato negli Studios ho chiesto appositamente dove si trovasse e passavo ogni mattina lì per rilassarmi prima di iniziare le riprese. È stato un dono prezioso poter stare nello stesso posto dove ha girato un maestro del cinema come lui. Io non mi sento di certo alla sua altezza. Ma almeno posso dire di aver preso il caffè nello stesso posto dove andava lui (ride, ndr). In generale è stata un’esperienza meravigliosa e voglio assolutamente tornarci presto per lavorare con questi grandi talenti.

Quindi sta già pensando a qualcosa?

Assolutamente sì. Ho un film e una serie in programma. Per ora non posso dire di più. Ma ho intenzione di tornare molto presto a Cinecittà per lavorare con i grandi professionisti del vostro cinema. E poi ci sono degli attori italiani che trovo strepitosi. Per Third Person, anche se in piccoli ruoli, ho scelto alcuni di loro (nel film c’erano Riccardo Scamarcio e Vinicio Marchioni, ndr) e mi piacerebbe lavorarci ancora. Ma anche con altri.

Ha seguito gli ultimi Oscar?

In realtà no. Ero al cinema a guardare The Batman con mio figlio.

Cosa ne pensa di Hollywood oggi?

Penso sia sempre la stessa. Ci sono grandi registi, sceneggiatori, attori e anche meravigliosi produttori. Ma ci concentriamo troppo su cosa vorrà il pubblico, piuttosto che mostrargli ciò di cui ha bisogno. E penso che sia una trappola in cui cadiamo spesso. È sicuramente un momento difficile per via di quello che sta accadendo al cinema anche per colpa della pandemia. Stiamo tutti guardando film a casa, le serie hanno preso il sopravvento. Non so se lo faremo come esseri umani, ma l’intrattenimento sono sicuro che sopravvivrà.

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29 Aprile 2022

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