“Te gusta Uruguay?” è la domanda ricorrente che gli abitanti di Montevideo rivolgono, in un mix di orgoglio e insicurezza, ai due italiani, ammaccati dalla vita, che sbarcano nella capitale latinoamericana. Gegè, Rocco Papaleo che anche firma Onda su onda, terza sua opera in uscita il 18 febbraio, è un cantante confidenziale ormai fuori dal giro se non fallito, che trova un ingaggio da 50mila euro per un concerto in Uruguay. Il viaggio alla portata delle sue tasche è quello in un mercantile, ospite gradito dal comandante con ansie da naufragio, Massimiliano Gallo, ma sopportato a malapena da Ruggero, Alessandro Gassmann, uno scontroso e solitario cuoco di bordo.
Tuttavia l’amicizia tra due ‘sfigati’, in costante conflitto, che hanno bisogno di riconciliarsi con la vita non pare così impossibile. Galeotta è la perdita della voce da parte di Gegè appena sbarcato a Montevideo, perché Ruggero prenderà il suo posto, ingannando la bella e giovane Gilda, l’attrice argentina Luz Cipriota, che ha organizzato il concerto e che li accompagna nel loro soggiorno. Ma non tutto va come previsto anche perché Gilda, ha un segreto.
Papaleo ha scelto questa volta di emigrare trovando un’assonanza geografica tra l’Uruguay e la sua regione, “uno stato che si trova tra due colossi come, Argentina e Brasile, così come la Basilicata è contenuta tra tre regioni più importanti e tuttavia ha sviluppato caratteristiche uniche e inconfondibili”.
Ma la prima suggestione che ha portato il regista a Montevideo è stata l’ascolto del discorso dell’ex presidente uruguayano ed ex guerrigliero Pepe Mujica alle Nazioni Unite, in cui parlava del diritto per tutti alla felicità. “Così ho approfondito la sua storia e ho avuto la curiosità di conoscere il paese che esprimeva un capo di stato del tutto singolare”, racconta Papaleo. Un paese piccolo, orgoglioso, molto vario, abitato da un popolo gentile, discreto, non esuberante nonostante sia latinoamericano, “vi si respira un’aria di sospensione poetica che avrebbe ben descritto Calvino”.
Il titolo, Onda su onda, è “un super omaggio” a un grande cantautore, Paolo Conte, e all’omonima canzone: “Lo metterei in cima, prima di tutti i miei riferimenti cinematografici come Wes Anderson, Kaurismäki, i fratelli Coen, lo definirei se non un padre almeno uno zio, se non si offende, che non sa di avere questo nipote. E poi il testo della canzone è più che mai adeguato alla storia”.
Del resto nel film la musica è un altro personaggio. “L’idea di fondo è quella di contrappuntare la musica con parole e racconti, perché è il leitmotiv di tutto – spiega ancora Papaleo – E’ sempre musicale la suggestione iniziale, che poi si trasforma, spero, in altro”.
Del resto per Gassmann si è trattato di un film jazz, scritto in modo chiaro e soprattutto grazie ai luoghi incontrati si prestava a modifiche non di struttura ma delle caratteristiche dei personaggi.
E come in Basilicata coast to coast torna il viaggio come condizione esistenziale. “Mi piace il cambio di prospettiva, di orizzonte, c’è sempre questa insoddisfazione che mi porta alla ricerca di una svolta”. Alla fine Onda su onda è una commedia nel contempo ironica e malinconica. “Mi piace questo modo di raccontare che innesca dei meccanismi di farsa ma non li declina, collocando sentimenti forti in un minimalismo drammatico”, conclude Papaleo.
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