Paola Randi, il Frank, la Nina e la memoria emotiva di Milano

Presentato nella sezione Orizzonti Extra, 'La storia del Frank e della Nina' è un film di formazione con protagonisti Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Teneggi. Nel cast anche Bruno Bozzetto, nel suo primo ruolo d'attore


VENEZIA – In una Milano in bianco e nero, un gruppo di ladri sta rubando da una fabbrica abbandonata, a loro rischio e pericolo, dei fili di rame che brillano di rosso. Sembra una cupa storia di criminalità e degrado, invece è molto di più: la nuova fiaba urbana di Paola Randi. Presentato nella sezione Orizzonti Extra di Venezia 81, La storia del Frank e della Nina è un film che già dal titolo incarna la città in cui si ambienta.

“Volevo raccontare una città di sogni, romantica. – spiega la regista e sceneggiatrice – Ricordo questo senso di disagio, di non capire dove stare, dove mettersi. In quella città lì assume dei contorni di avventura. Se vedi Milano dall’alto, è un buco nella coltre di nebbia della Lombardia. Un sacco di gente va lì seguendo un sogno cercando di avere una vita migliore”.

Poi ci sono il Frank, la Nina e, soprattutto, colui che racconta la loro storia: probabilmente il vero protagonista del film. Si chiama Gollum – o meglio si fa chiamare perché lui è fisicamente incapace di parlare – ha sedici anni e vive la su vita da adolescente reietto, esprimendo la propria sensibilità poetica sui muri della periferia di Milano, un graffito dopo l’altro. Seppure bloccata in gola, Gollum ha una voce e noi abbiamo il privilegio di sentirla mentre ci racconta con inconfondibile accento lombardo la storia sua e dei suoi unici amici: il Frank, che un giorno ha deciso di non esistere e che passa le giornate a studiare tutto quello che gli capita, e la Nina, una rom sedicenne che ha sposato un uomo violento e che ora vorrebbe ottenere la licenza di scuola media per offrire un futuro migliore alla sua bambina. Mentre Frank e Nina studiano per l’esame e pian piano si innamorano, Gollum li osserva da vicino, facendosi testimone di qualcosa di speciale.

Paola Randi tratteggia un film di formazione tripartito, una sorta di Cerbero in cui i tre protagonisti – interpretati da Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Teneggi – si immaginano e poi provano a costruirsi un futuro più felice, in cui tornare ad esistere per un mondo che li ha sempre ignorati se non denigrati. Con loro, insieme a una sfilza di derelitti e criminali, troviamo un personaggio adorabile: il nonno di Frank, interpretato dal celebre illustratore e animatore Bruno Bozzetto, al suo primo ruolo d’attore. “Ho interpretato un personaggio smemorato e un po’ fuori dal mondo. – dichiara Bozzetto – Non capivo quello che mi succedeva intorno ed ero molto gentile. Insomma dovevo essere solo me stesso. Ricordo che la prima cosa che mi ha detto Paola era se avessi voluto farmi crescere i baffi. Diceva che è qualcosa che ti fa sentire più a tuo agio perché non sei più te stesso. Aveva ragione”.

Oltre alla scrittura vivace e brillante, soprattutto grazie alla voce narrante di Gollum, ciò che rende questa fiaba così tanto efficace e originale è anche il modo in cui Randi ha deciso de metterla in scena. Tra citazioni a Wes Anderson e momenti onirici, la regista decide di alternare arbitrariamente il bianco e nero al colore, fondendoli spesso nella stessa scena, se non nella stessa inquadratura. Una scelta perfettamente coerente con lo stile del film e che restituisce un felice dinamismo per tutto lo scorrere della storia.

“Mi sono apparecchiata un mondo libero dove potevo agire. – spiega la regista – Lavoro da un sacco di tempo sulla memoria emotiva, che io trovo sia importantissima. Per me il cinema è un linguaggio intrinsecamente nostalgico, perché noi cerchiamo di acchiappare dei sentimenti e di rinchiuderli per sempre. Nella memoria l’emozione è qualcosa di estremamente dinamico, a seconda del nostro stato d’animo noi vediamo quello che ci accade in maniera completamente diversa. Durante gli anni il ricordo si trasforma, magari lo associamo a un colore. Abbiamo inventato sul set questa cosa che si chiama bianco e nero selettivo: a seconda dello stato d’animo del narratore avevamo la libertà di trasformare l’immagine per concentrarsi sul suo portato emotivo”.

Con La Storia del Frank e della Nina, Paola Randi ci regala una nuova opera che trasuda originalità e coraggio, in cui gli aspetti narrativi e registici si amalgamano in maniera sorprendente. Una storia di amicizia e di crescita che ci aiuta a sfuggire dal grigiore della vita quotidiana.

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