Panahi: “Rischio ancora il carcere”

"E' l'Iran - dice il regista, Orso d'oro della Berlinale - a far interferire la politica nel cinema". E sulle possibili conseguenze del premio: "Sono libero su cauzione, potrebbero arrestarmi"


“Se avessero presentato il mio film in Iran lo avrei ritirato dal concorso a Berlino”. Jafar Panahi, Orso d’oro con Taxi, replica a chi accusa la Berlinale di essere troppo politicizzata. E’ l’Iran, dice all’Ansa, a far interferire la politica nel cinema. E aggiunge: “Sono libero su cauzione, per me è sempre possibile finire in carcere”. E’ stato per primo il sistema iraniano a contaminare il mondo del cinema con la politica – spiega Panahi al telefono – erigendo alti e spessi muri a più strati contro cui si scontra chi vuole fare cinema. I divieti a lui imposti con la condanna confermata nel 2011, come quello di non fare film per 20 anni, sono illegali, sottolinea ancora il regista, perché si tratta di pene accessorie che dovrebbero essere applicate solo dopo che sia stata scontata la pena a sei anni di carcere. 

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16 Febbraio 2015

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