Pamela Villoresi tra i Macchiaioli e il coming out

L’attrice torna al cinema con due titoli: il docufilm 'La libertà allo specchio' di Vanni Vallino e la commedia 'Ho ucciso Napoleone', opera seconda di Giorgia Farina


Da una donna forte all’altra. Pamela Villoresi, attrice di mestiere formatasi alla scuola di Giorgio Strehler, ha una lunga carriera già alle spalle ma non per questo sceglie ruoli facili o copioni che richiedano uno sforzo calmierato. Sebbene sia in tournée teatrale diversi mesi l’anno riesce a ritagliarsi dei momenti di pausa dal palcoscenico a favore del set, il tutto con un denominatore comune: interpretare personaggi di carattere.
Ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, suo film più recente, era Viola, annoiata borghese che diventa missionaria quando il figlio con disturbi psichici si suicida. Fino a ieri al teatro Carcano di Milano vestiva i panni di Margot Channing in ‘Eva contro Eva’, piéce teatrale di Mary Orr, diretta da Maurizio Panici, che al cinema fu interpretata da Bette Davis.
E oggi, a sipario calato da poche ore, è arrivata a Roma sul set di Ho ucciso Napoleone, l’opera seconda di Giorgia Farina in cui interpreterà la madre di Micaela Ramazzotti, la protagonista del film. “Giorgia, bontà sua, mi ha tanto voluta che la produzione ha provato ad incastrare le mie scene durante i giorni di stop dal teatro”, ha detto Villoresi a CinecittàNews. Ma prima ancora l’attrice è stata Evangelina Alciati, semi sconosciuta pittrice torinese che ora in un docufilm punta a far conoscere. Come ci ha svelato proprio l’interprete.

La libertà allo specchio di Vanni Vallino è il primo film dopo La grande bellezza che lei ha girato quest’estate. Di cosa parla?
Di Evangelina Alciati pittrice che aveva fatto parte del movimento dei Macchiaioli. Un personaggio molto coraggioso: è stata un’innovativa, una rivoluzionaria. Decise di avere un figlio con un collega senza mai sposarlo e si ritirerà in montagna con il bambino a dipingere; ha avuto una vita dura, parliamo di una bella figura degli inizi del secolo scorso che era consapevole della propria modernità. E’ stata una di quelle donne che hanno spianato la strada alla nostra emancipazione. Dal punto di vista artistico poi in molti, me compresa, pur avendo ammirazione per i Macchiaioli non la conoscono. Per questo il regista, Vanni Vallino si è molto documentato realizzando un docufilm che alle tappe fondamentali della vita personale, unisce la riscoperta delle opere. Un film complesso, ben girato dove il limite tra film e documentario è veramente sottile.

Qual è stata la sfida recitativa del film?
Il modo di girare di Vallino è stato inconsueto, un po’ come quello degli inizi della televisione con gli spettacoli di prosa sul piccolo schermo. Ma la particolarità del film sta nell’ambientazione: è tutto girato nello studio di Evangelina, ricostruito sul palcoscenico del teatro di Novara, dove uno alla volta si presentano le persone che sono state importanti nella vita dell’artista.

Quando uscirà il film?
Il 18 dicembre ci sarà la prima al cinema Vip di Novara e poi una proiezione a fine gennaio a Torino. Per il momento si tratta di auto distribuzione.

Non c’è l’arte ma la tematica madre-figlia invece in Ho ucciso Napoleone, una produzione Bibi Film e Rai Cinema che lei inizia a girare oggi a Roma.
E’ un copione delizioso con una storia carina e intelligente. La protagonista è Micaela Ramazzotti, cresciuta con due genitori distratti, che non hanno fatto che litigare fino alla separazione. Sua madre si fidanza di nuovo ma con una donna e la scoperta dell’omosessualità le darà una serenità tale da permetterle di essere una madre migliore. Nel frattempo la figlia resterà incinta, una gravidanza non desiderata e inaspettata, che la aiuterà a capire molte dinamiche dell’essere genitore fino ad arrivare ad abbracciare positivamente la maternità.

Argomenti non prettamente da commedia. Dopo Amiche da morire forse ci si aspettava qualcosa di più surreale.
E’ vero i temi non sono facili da affrontare per un film non drammatico, ma Giorgia ha scritto una storia dal garbo raro che sono sicura farà centro. Non c’è mai volgarità nel film, mi piace la ‘grafia’ di questo copione così come mi era molto piaciuto Amiche da morire. Attenzione però ci sono anche momenti piuttosto cinici. Giustamente Giorgia non voleva una storia infiocchettata solo perché al femminile: anche il gentil sesso ha i suoi momenti noir, ma nel complesso è un film con una bella leggerezza dell’ironia.

Come si è trovata a lavorare con una giovane filmmaker?
Abbiamo parlato a lungo del mio personaggio e deciso di prendere in giro noi ex ragazzi degli anni ’70 che eravamo insieme idealisti e schiacciasassi. Con queste idee all’avanguardia sul rapporto con i figli che i bambini hanno pagato, ma anche l’incapacità di tenere insieme le famiglie: la maggior parte di noi è separata e divorziata. L’incontro con Giorgia è stato più che positivo: ci siamo intese subito. Per me non è stata una sorpresa, mi piacciono i giovani autori del nostro cinema. Nell’ultimo anno ho visto diversi film interessanti fatti in Italia, niente a che vedere con quella paccottiglia inguardabile americana che ci propinano in tv a qualunque ora. Dopo 42 anni di carriera e tutto il mestiere acquisito rischio di ripetermi, per me è necessario almeno una volta l’anno avere un’esperienza con un autore nuovo che abbia un linguaggio diverso dal mio. Mi costringe a rimettermi in gioco.

Con quale nuovo autore le piacerebbe lavorare in futuro?
Matteo Pellegrini, il regista di Italian Movies un film che mi ha catturata sapendomi trasportare davvero nella storia. Non ne posso più invece di quelle pellicole intimiste sui drammi occidentali fatti di gente che non sa sopravvivere o non riesce a cogliere l’occasione della vita. A livello internazionale vorrei lavorare con Radu Mihaileanu, il regista de Il concerto non gli fa paura niente, è un autore meraviglioso che ci propone storie inconsuete. Un genio assoluto.

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10 Novembre 2014

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