Ozon all’ombra della prostituta in fiore


CANNES – Quattro stagioni, a partire dall’estate, e quattro canzoni vintage di Francoise Hardy, incorniciano il nuovo film di Francois Ozon in concorso a Cannes, Jeune et jolie, ritratto di una ragazza di 17 anni che si prostituisce, non per bisogno o per costrizione, ma per pura scelta. Un personaggio volutamente enigmatico costruito sulla bellezza di Marine Vacth, 23enne modella (è testimonial di YSL Parfums) alla sua prima grande prova come attrice. Corpo acerbo e sensuale, occhi penetranti e tristi da vampira, Isabelle, dopo aver perso la verginità in spiaggia con un ragazzo tedesco di cui non si finge neppure innamorata, torna a Parigi e pubblica su internet un profilo ammiccante. Col nome di battaglia “Léa” accetta appuntamenti, ma solo al pomeriggio e mai nel week end, con signori più o meno anziani disposti a pagare da 3 a 500 euro. E’ una belle de jour dei nostri tempi, che anche dopo essere stata scoperta dalla madre, interrogata dalla polizia e portata da uno strizzacervelli, continua a sentirsi più attratta dal sesso mercenario che da una normale relazione con un suo coetaneo a cui resta sostanzialmente indifferente. Anche se il finale, in cui fa la sua comparsa l’attrice feticcio di Ozon Charlotte Rampling, suggerisce che possa trovare una qualche forma di “connessione” con un altro essere umano.

 

Per il regista francese, che ha ritrovato la voglia di parlare dell’adolescenza dopo l’esperienza di Dans la maison, “questa è un’età che nei film francesi e non solo in questi, è quasi sempre idealizzata, stilizzata, mentre io ne ho un ricordo doloroso e difficile”. Ha attinto dunque alla sua memoria, ma non sono mancate le ricerche sul campo. “Ho parlato con la polizia che si occupa di minori e con uno psicoanalista, più che altro per capire come è cambiato, rispetto ai miei tempi, il rapporto tra sessualità e mezzi di comunicazione. Quando ero giovane io c’era solo il videotel, adesso telefonini e social network sono la norma. Però non era questo aspetto sociologico che mi interessava, anzi volevo tenere una certa distanza”. Né Ozon crede che internet, dove i dodicenni vendono filmini porno in cambio di una ricarica, costituisca un pericolo in sé. “E’ la vita che è pericolosa, e comunque non do giudizi morali e non penso che questa sia una storia per forza contemporanea, avrebbe potuto accadere in qualsiasi epoca”.

 

Come dice Marine Vacth, che non ci trova nulla di sorprendente: “Isabelle non si spiega e non si scusa. Semplicemente vive”. E’ indubbiamente perfetta nel ruolo e per trovarla Ozon ha incontrato molte ragazze dai 16 ai 20 anni. “Ai provini ho proposto loro la scena dell’interrogatorio al commissariato. Mentre tutte le altre tendevano a una recitazione realista, Marine, pur dicendo le battute, mostrava nei suoi occhi un mondo interiore, un altrove”. E una malinconia che ricorre spesso nei dialoghi del film. “La malinconia fa parte dell’adolescenza perché accompagna la perdita delle illusioni dell’infanzia, quando si scopre che i genitori non sono perfetti e non dicono sempre la verità, quando si comprende che l’amore non è come l’avevamo immaginato. Sono emozioni che Francoise Hardy ha espresso molto bene nelle sue canzoni e che trovo anche nella poesia di Rimbaud, Quando hai 17 anni non fai veramente sul serio, che ho fatto recitare e commentare a veri allievi di un liceo parigino, oltre che a Marine. Credo che quella poesia catturi benissimo la fragilità e la bellezza dell’adolescenza. Quella scena non era scritta, è stata tutta improvvisata e io l’ho filmata come un documentario”, spiega ancora il regista, che non si aspettava di essere selezionato in concorso qui a Cannes con un film che definisce “semplice”.

 

Tra i suoi riferimenti cita Vivre sa vie, “l’ho scoperto di recente, è un altro film sulla giovinezza e la prostituzione, in cui Godard intervistava delle vere prostitute. Anch’io volevo ascoltare le voci e i punti di vista dei giovani”. Il tema dell’innocenza invece non lo interessa affatto. “Isabelle non è per nulla innocente, è destabilizzante per tutti, come un angelo sterminatore. Rimanda a ciascuno la sua ipocrisia”. Ma il film è fatto soprattutto dello sguardo degli altri su di lei: del fratellino minore, del patrigno, dei clienti, di sua madre, della moglie dell’ultimo cliente. “L’importante è che resti il mistero. Perché Isabelle si prostituisce? Non lo sapremo mai. Il denaro, che di solito è la molla fondamentale, per lei non è decisivo, in famiglia non le manca nulla. Avrebbe potuto diventare anoressica o drogarsi, perché in realtà sta solo sperimentando, è aperta al mondo, è senza morale. Su di lei non avevo un’idea precostituita e spero che per chi vede il film sia lo stesso, che a nessuno venga voglia di giudicarla”.

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16 Maggio 2013

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