È stato uno dei film-caso dell’ultimo Festival di Locarno, dov’era presentato Fuori Concorso (leggi il nostro articolo) e ha mosso un dibattito vivacissimo e un lungo applauso. Adesso arriva nelle sale italiane il racconto di un decennio, quello tra il 1968 e il 1978, che ha sconvolto il mondo e l’Italia: Ora e sempre riprendiamoci la vita di Silvano Agosti, uomo di cinema, autore, scrittore, montatore, instancabile provocatore dell’immaginario che di quel decennio è uno degli sguardi più incisivi.
Il film, prodotto da Edizioni L’Immagine, è distribuito in Italia da Istituto Luce Cinecittà che dal 4 ottobre lo porta in decine di città, in un lungo tour di proiezioni e teniture, anche alla presenza dell’autore e con dibattiti, a partire da Roma (cinema Farnese, Nuovo Aquila, Azzurro Scipioni), Torino, Genova, poi Milano (Spazio Oberdan, Il Cinemino), Firenze, Bologna, Palermo, Brescia, Bergamo, Padova e altri centri per tutto il mese di ottobre.
Cinquant’anni dal Sessantotto, 40 anni dal 1978. Dieci anni che hanno sconvolto il mondo. Un movimento mondiale di idee, parole, corpi, lotte, conquiste sociali. E che hanno assistito a contraccolpi violenti, paurose reazioni. Anni in cui l’Italia è riuscita a essere protagonista internazionale, della rivoluzione, e della reazione. E che in Italia hanno avuto un ‘testimone oculare’, con la sua camera: Silvano Agosti, regista, montatore, autore, esercente, scrittore, agitatore culturale. Un maestro anticonformista nella cui sala cinematografica romana sono cresciuti centinaia di cinefili, di tutte le età. Ora e sempre riprendiamoci la vita, un titolo programmatico per cantare e raccontare quei dieci anni attraverso rari, preziosi materiali di repertorio realizzati durante quei giorni dallo stesso regista; con musiche straordinarie di Nicola Piovani, e l’aiuto di un cast piuttosto eccezionale di testimoni. Dai protagonisti dei movimenti, come Mario Capanna, Oreste Scalzone, Franco Piperno, un grande sindacalista come Bruno Trentin; ai protagonisti dell’immaginario, con un regista internazionale come Bernardo Bertolucci a fianco del più grande regista dell’underground italiano, Alberto Grifi, a una coppia da Nobel come Dario Fo e Franca Rame, un architetto visionario, Massimiliano Fuksas, o ancora una ‘voce’ come Paolo Pietrangeli. E volti con storie diversissime, scavati dalla Storia: il grande scrittore di Storie e partigiano Nuto Revelli, il filosofo Emanuele Severino, Pietro Valpreda…
Ora e sempre riprendiamoci la vita riporta alcuni dei grandi fatti e momenti che hanno immortalato un decennio cardine, controverso, realmente epocale della nostra cultura. Ma non restituisce una semplice cronologia, né una nostalgia. Da queste immagini emerge una mancanza urgente. Il film racconta un’energia che è bene ritrovare perché la nostra domanda di partecipazione, di diritti, di desideri personali e sociali, di sogni, non sembra certo essersi spenta.
Spiega Silvano Agosti: “In futuro, se ci sarà uno storico onesto, sentirà come legittima la necessità di avvicinare i dieci anni trascorsi dal 1968 al 1978 ai grandi eventi che hanno saputo cambiare il mondo come la rivoluzione francese e la rivoluzione russa”. Questo il pensiero guida al quale abbiamo affidato con particolare emozione la nostra memoria personale e i materiali cinematografici che abbiamo realizzato o raccolto durante quegli anni e che rappresentano il corpo fisico delle lotte e delle conquiste ottenute ovunque in quel decennio. La loro preziosità in un Paese privo di memorie come questo, rappresenta una testimonianza rara sulla potenza della dignità umana in continua lotta verso il proprio riscatto. Sono stati anni di meravigliose conquiste sociali delle quali non esiste quasi traccia alcune nelle cronache ufficiali perché misteriosamente quel glorioso periodo di lotte è stato quasi interamente sepolto sotto il marchio di ‘anni di piombo’. Sono stati necessari 40 anni di malgoverno per cancellare tutte queste importanti vittorie. Ma un fondamentale risultato non potrà mai più essere cancellato. I movimenti di quel decennio, coinvolgendo gran parte della società, hanno visto lentamente infrangersi il principio di autorità”.
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