Lungamente annunciata, ha visto finalmente la luce “Pellicole oltre confine”, la ricerca commissionata dalla BNL all’Università Bocconi sull’esportazione del cinema italiano. L’ha presentata, nella sede della Banca nazionale del lavoro, il professor Severino Salvemini. Al suo fianco il ministro Giuliano Urbani e il presidente Luigi Abete. In sala anche il presidente di Italia Cinema, Marina Cicogna, il direttore di Cinecittà Holding, Francesco Gesualdi, il segretario generale del ministero dei Beni Culturali, Carmelo Rocca. Assenti produttori ed esportatori, più volte chiamati in causa. E anche “bacchettati” da Salvemini: “I dati non ci sono, le associazioni di categoria non li hanno, mentre è importante che vi sia una banca dati aggiornata, come accade in Francia con il CNC”.
La ricerca tenta, seppure parzialmente, di colmare la lacuna. Prendendo in esame tre paesi soltanto – Germania, Spagna e Francia; manca all’appello la Gran Bretagna – e un periodo circoscritto, il triennio 1998-2000. Si scopre così una presenza assai limitata del nostro cinema all’estero, anche inferiore alle aspettative: 18 film in Francia, 7 in Spagna, 4 in Germania. Ma soprattutto una fragilità complessiva del processo distributivo: scarsi incassi, anche nel caso di autori, come Nanni Moretti, che godono di ottime credenziali: La stanza del figlio, nonostante la Palma d’oro, ha totalizzato 862mila spettatori in Francia. Salvemini immagina una serie di misure: dal monitoraggio del ruolo degli esportatori agli aiuti ai distributori stranieri affinché possano chiedere incentivi per la promozione del nostro cinema e “specializzarsi”, un maggiore coinvolgimento di attori e autori, un incremento delle coproduzioni, che danno performance migliori.
“Attualmente le vendite all’estero coprono un 10% dei ritorni, ma questa percentuale potrebbe raddoppiare e forse anche triplicare”, dice Salvemini, che tuttavia non ha considerato all’interno della ricerca la fetta, cospicua, che proviene da home video e vendite televisive. Buone prospettive sembrano promettere i mercati dell’Est Europeo e quelli dell’Asia, come ha ribadito il ministro Urbani, mentre nell’Europa dei 15 si è dimostrata vincente la politica della Francia, che nello stesso periodo ha portato in Italia 38 opere con 100mila presenze. Vincente è il cosiddetto “sistema paese”.
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