Da Parigi a Cannes alla sala cinematografica: il cuore di November – I cinque giorni dopo il Bataclan nasce nella capitale francese, nella vita reale, il 13 novembre 2015, e infatti il titolo del film richiama esattamente quell’autunno nero, ma in particolare s’incentra sulle cinque giornate immediatamente successive gli attentati terroristici parigini.
Il film di Cédric Jimenez con protagonista Jean Dujardin era passato Fuori Concorso a Cannes 2022 e candidato a 6 Premi César: Fred è un poliziotto della sezione antiterrorismo, incaricato di trovare i fuggitivi più ricercati in Francia dopo una serie di attacchi che hanno provocato 131 morti e 494 feriti.
Il thriller, lo spionaggio, l’adrenalina sono gli elementi tensivi del film, che però non si circoscrive al sensazionalismo, ma forte è lo spessore empatico che il regista dimostra di provare verso una ferita ancora aperta e che affida all’attore premio Oscar di incarnare.
È una corsa contro il tempo che la divisione antiterrorismo della polizia francese, guidata da Heloise (Sandrine Kiberlain) e dal suo comandante Fred appunto, si trova ad affrontare stretta nella morsa di una pressione senza precedenti: una caccia all’uomo attraverso l’Europa e oltre. Con loro sulla scena anche Anaïs Demoustier e Jérémie Renier.
Se Parigi è il cuore di November, la vicenda prende il via ad Atene – nella capitale greca, infatti, squadre speciali nazionali, in collaborazione con la divisione antiterrorismo della polizia francese, sono impegnate in un’operazione ad alto rischio: qualcuno a cui si sta dando la caccia è riuscito a fuggire, è desolante il rammarico del personaggio di Jean Dujardin.
Nemmeno un anno trascorre, dieci mesi per la precisione, e Parigi – in November – è già stata squarciata, il 13 novembre è in atto ma è già una data drammaticamente storica, eppure palpita ancora caldissimo il cuore dell’attentato principe, così comincia una sorta di conto alla rovescia, quello di 120 ore, cinque giorni appunto, in cui la frenesia, la strategia, la paura giocano la stessa partita.
Jimenez – che non disdegna la camera a mano, lo stare addosso o molto vicino ai personaggi, così come in mezzo ai gruppi umani, una “visione” funzionale allo schermo e all’emozione – racconta la storia di quell’estenuante caccia mirata alla cattura dei terroristi: i dialoghi sono intensi, così come il ritmo; densità e azione camminano per mano, sempre ad un ritmo survoltato, ma credibile, probabile. E Fred e Heloise sono come un padre, una madre, nell’essenza della visione e della missione professionale, epidermici quanto fermi con i propri reparti.
Solo la consapevolezza del realismo del racconto permette di non pensare che si tratti della messa in scena di un prezioso poliziesco, di quelli capaci di rapire mente e cuore, ma è proprio la connessione alla vita vissuta – direttamente o indirettamente, da chi interpreta, da chi guarda – che contribuisce a mozzare il fiato, tifare per la polizia, nutrire rabbia per gli attentatori, senza lasciar spiragli di malinconica rassegnazione, nonostante tutto.
E c’è una scelta da parte del regista che potrebbe sembrare una mancanza, ma invece dà eco alla solennità della missione, infatti non conosciamo nulla delle esistenze dei personaggi, come se una dimensione privata non fosse cosa loro, ma questa sottrazione delle persone dal proprio quotidiano permette di restituire la percezione che quegli individui – fittizi, nel caso del film, ma spesso reali, nel caso della vita – siano immolati nel nome di una causa, quella comune, che non raramente si sostituisce o comunque mette in secondo piano la propria vita, nel nome di quella collettiva. Jimenez comunque non pecca di idolatria rispetto alle figure che sceglie di celebrare con la messa in scena, piuttosto restituisce un realismo umano pragmatico, che il testo finale sullo schermo contribuisce a confermare come fortemente vero, sia dal punto di vista fattuale, sia dell’individuo.
November – I cinque giorni dopo il Bataclan sarà distribuito da Adler Entertainment a partire dal 20 aprile.
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