VENEZIA – Dopo un’apertura nel segno dell’oltretomba di Tim Burton e del suo Beetlejuice Beetlejuice, anche la sezione Orizzonti dell’81ma Mostra del Cinema di Venezia si inaugura con una riflessione dedicata alla vita e alla morte. Dall’irriverente spirito porcello di Michael Keaton al cinico Valerio Mastandrea, regista e protagonista di Nonostante; film in cui si immagina che durante il coma si vaghi in un limbo condiviso tra vita e morte. Al risveglio, quando avviene, ci si dimentica però di tutto; come se nulla fosse mai esistito, nemmeno le persone incontrate in questo strano percorso di confine, dove è possibile perfino innamorarsi.
“Mi hanno detto che ci sono delle assonanze con Burton – dichiara il regista presentando il film al Lido – e io mi vergogno al solo pensiero”. Mastandrea interpreta un uomo in coma da oltre 10 anni, ormai dedito a una vita da vero fantasma, trascorsa a passeggio per la città o nella compagnia dei numerosi “ospiti” dell’ospedale in cui il suo corpo attende inerme.
Con lui, infatti, anche i personaggi interpretati da Lino Musella, Laura Morante e Dolores Fonzi, l’ultima arrivata nella struttura che sconvolge le certezze da “semi-morto” di Mastandrea. Tutti loro sono dei “Nonostante”, spiega l’attore e regista, qui alla sua seconda prova da regista dopo Ride.
“Io sono un ‘Nonostante’ – prosegue – e come me siamo tanti al mondo. Persone che possono essere attraversate da un sentimento enorme e che possono accoglierlo. L’idea l’ho presa da un poeta, che in una sua opera parlava della sua esperienza in sanatorio, dicendo che siamo tutti dei ‘nonostante’, sferzati dal vento che cercano di resistere alle sofferenze della vita”.
È il vento infatti un altro protagonista importante di Nonostante, in cui la morte si presenta sotto forma di potenti folate, capaci di trascinare via chi vive in questo limbo tra la vita e il nulla. “Volevamo raccontare una storia d’amore inserendola in un contesto originale”, racconta Mastandrea. “L’idea dell’ospedale e delle persone in coma era talmente estrema da apparire subito una metafora perfetta. Ci siamo concentrati su vita e morte come simboli. Le persone ferme nei letti rappresentano le persone ferme nella vita, e l’incontro con l’amore ti mette davanti a una fragilità che devi avere il coraggio di affrontare”. E proprio ai coraggiosi, a chi per amore torna a vivere, a muoversi, Mastandrea dedica il film: “A chi, di fronte a un sentimento così forte, decide di non scappare”.
Nel film anche Giorgio Montanini, tra i pochi “vivi” del film, ma capace di sentire e vedere ciò che accade davvero nell’ospedale. “Il fatto incredibile – racconta Montanini – è che qualche settimana prima della chiamata di Valerio io ero uscito da un mese e mezzo di coma, dovuto a una polmonite. Lui non ne sapeva niente e l’ho subito avvisato: ‘io non ho visto e non ricordo niente'”.
Non è la prima volta che Mastandrea solca il Lido di Venezia, ma mai prima d’ora lo aveva fatto da regista. “Una vera novità – spiega – anche se il ricordo più profondo che ho della Mostra è dell’ultimo film di Claudio Caligari”. Nonostante è il primo film della nuova casa di produzione presentata a marzo 2024 da Mastandrea, Damocle. In cantiere, ora, proprio un copione di Caligari, l’amico e collega venuto a mancare nel 2015.
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