Non chiamatemi Giulio, ma Giulia

Un nuovo giorno di Stefano Calvagna è la storia di Giulio che fin da bambino si sente di appartenere a un corpo sbagliato e adulto decide di operarsi a Bangkok per cambiare sesso. In sala il 10 marzo


“Il mio film è basato sulla coerenza con la propria natura interiore, sul superamento di tutte le paure, persino le più intime e le più grandi. Si tratta di un film tanto intimista quanto di cronaca”, dice Stefano Calvagna che firma Un nuovo giorno, in uscita il 10 marzo, ispirato alla vera storia di Sveva Cardinale – che vediamo solo nel finale del film – nome d’arte di  Paolo Catanzaro prima di sottoporsi a un delicatissimo intervento chirurgico per diventare completamente donna.
Fin da piccolo Giulio – interpretato dal popolare Niccolò Calvagna, il figlio di 9 anni del regista – si è sentito nel corpo sbagliato: guarda le bambine e vorrebbe essere una di loro. A scuola chiede di essere chiamato Giulia, suscitando la dura reazione degli insegnanti, nonché pesanti episodi di bullismo. Per fortuna l’affetto della madre e della sorella maggiore non vengono meno. Da giovane adulto si ritrova modello in viaggio per il mondo, grazie a due talent scout di un’affermata casa italiana di moda. S’innamora, ricambiato, del personal trainer della sua palestra ma Giulio, o meglio Giulia come si fa chiamare da tempo, non accetta la sua identità maschile. E dopo lunghe crisi esistenziali ricomincia finalmente una nuova vita in un corpo che la farà sentire finalmente a suo agio nel mondo.

Una storia a lieto fine, dopo tuttavia prevalgono i momenti dolorosi. “Squilibrata non lo nego perché ho puntato sul percorso di rinascita attraverso la sofferenza, dalla quale si esce con la forza di volontà, reagendo”, afferma l’autore. “Ho conosciuto Sveva la scorsa estate, mentre ero in vacanza con la mia famiglia, un incontro emozionante. Mi ha raccontato la sua storia che ho cercato di non edulcorare nel film, nei suoi occhi ho letto la sofferenza che ha vissuto – spiega ancora  il regista – Ho scritto la sceneggiatura in 9 giorni e ho girato il film in 2 settimane e mezzo tra Roma, Milano e Bangkok. Ho girato non più di 3 ciak a scena, convinto che un attore dia il meglio di sé nei primi ciak, non nei successivi quando il suo contributo è del tutto meccanico. Un nuovo giorno è del resto un film low budget, realizzato senza fondi ministeriali”. Una produzione indipendente realizzata e distribuita da Poker Entertainment, fondata da Calvagna nel 2006, con l’obiettivo di fare film che affrontano temi di attualità e cronaca di grande impatto sociale, spaziando tra vari generi, dal drammatico all’action movie, dalla commedia al thriller.

“E’ stata un’esperienza bellissima e nel contempo dolorosa. Credevo di aver elaborato alcune fasi della mia vita, rivedermi nel film mi ha aiutato a esorcizzarle” dice la Cardinale che chiarisce inoltre il suo rifiuto di una fase transessuale. “Solo il termine mi dà fastidio. Non volevo essere una persona a metà, perciò sapevo ciò che mi attendeva nella clinica di Bangkok, ero sicura di quel che volevo perfezionare perché donna lo sono sempre stata. Il cambiamento è radicale, e richiede persone competenti che ti siano accanto per sostenerti, oltre naturalmente alla famiglia”.
La Cardinale non si è mai pentita della scelta di cambiare sesso, “nonostante la terapia ormonale ti renda più fragile e sensibile. Le persone che si sentono un altro, devono ascoltarsi e farsi seguire da un analista”.

Nel cast c’è anche Franco Oppini, che ha già lavorato per Calvagna nel lungometraggio dedicato a Franco Califano Non escludo il ritorno. “Per il suo personaggio che lavora nel mondo della moda mi sono ispirato  a Stanley Tucci de Il diavolo veste Prada”, precisa Calvagna. Paola Lavini è Gianna, un personaggio non inventato che richiama un’amica importante di Sveva che le è stata accanto nei momenti più difficili.
Sveva Cardinale tornerà a giugno sul set, protagonista di un thriller diretto sempre da Calvagna. Nel frattempo preferisce sorvolare su una vicenda di truffa, ancora da chiarire, di cui è stata protagonista, e su quelle visioni mistiche della Madonna che l’hanno resa un popolare veggente, quando si chiamava Paolo, nelle campagne di Brindisi.

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