E’ il Lincoln di Spielberg – in uscita da noi il 24 gennaio – il protagonista delle nomination agli Oscar 2013. Ne ha prese 12, seguito dal Vita di Pi di Ang Lee, 11 nomination. Entrambi concorrono per le categorie principali: miglior film e miglior regia. Anche l’interprete, Daniel Day-Lewis, concorre per miglior attore protagonista. E’ il secondo attore a essere nominato per il ruolo di Lincoln, dopo Raymond Massey, nel 1940, per Abe Lincoln in Illinois. Più in generale, è il quinto attore ad essere nominato per il ruolo di un presidente: gli altri erano James Whitmore in Give ‘em Hell, Harry! (1975), Anthony Hopkins in Nixon (1995) e Frank Langella in Frost/Nixon (2008).
Fin qui, bene o male, nessuna sorpresa. Più difficile prevedere il ‘botto’ di Silver Linings Playbook di David O. Russell (8 candidature), e soprattutto di Amour di Michael Haneke (candidato sia a miglior film che a miglior film straniero, per un totale di 5 nomination) e di Beasts of the Southern Wild del giovane Benh Zeitlin (4 nomination).
Da segnalare che le interpreti femminili di entrambi i film concorrono per la categoria miglior attrice protagonista. Con una curiosità: Emmanuelle Riva (per Amour) a 85 anni è l’attrice più anziana a essere mai stata nominata, mentre la giovanissima Quvenzhane Wallis per Beasts of the Southern Wild, a nove anni diventa in assoluto la più giovane nominata agli Oscar per la categoria, superando il record di Keisha Castle-Hughes, tredicenne quando ottenne la nomination per Whale Rider. Fuor di categoria, gli altri giovanissimi nominati agli Oscar negli anni precedenti sono stati Jackie Cooper per Skippy (1931), nove anni anche lui, a suo tempo, ma più giovane di Wallis di un paio di giorni, e Justin Henry, otto anni quando nel ’79 ottenne la nomination per miglior attore non protagonista di Kramer contro Kramer (1979).
Tra i film in lingua straniera si nota invece l’assenza di Quasi Amici, fenomeno francesce di inizio anno.
Amour e Beasts… gareggeranno per il premio più importante, assieme a Les Misèrables di Tom Hooper, vincitore due anni fa con Il discorso del re e oggi con 8 candidature, Argo di Ben Affleck (altra bella sorpresa con 7 nomination), Django Unchained di Tarantino (5) e Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow (5), che conquistò l’Academy con The Hurt Locker.
Il più delle volte chi vince l’Oscar per la regia vince anche quello per miglior film, ma stavolta non è detto. A questi tre ultimi film infatti la candidatura per la regia manca.
A bocca asciutta Christopher Nolan – ma la non entusiastica reazione dell’Academy al suo Il cavaliere oscuro – Il ritorno, ultimo capitolo della saga di Batman, era già cosa nota – mentre a Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato di Peter Jackson vanno per lo più candidature ‘tecniche’: trucco e acconciature, production design, effetti visivi. Nella categoria animazione invece colpisce l’esclusione de Le 5 leggende, di Peter Ramsey prodotto da Guillermo Del Toro, a favore di prodotti senz’altro validi ma meno originali come il Frankenweenie di Burton (remake in stop-motion di un suo corto anni ’80) o i ‘canonici’ Pixar – Disney The Brave e Ralph Spaccatutto.
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