“Ci sono persone che si considerano migliori di altre, più giuste di altre. Ma che diritto hanno di pensarlo?”. Da questa domanda “politica” è partita Susanne Bier per scrivere, insieme a Anders Thomas Jensen, un film profondamente morale che lascia il segno nello spettatore. Second chance, in sala dal 2 aprile con Teodora dopo le anteprime a Toronto e Torino, riporta in patria la cineasta danese, dopo la parentesi americana di Una folle passione, per un dramma familiare dove la ragione e il torto hanno tratti non facilmente distinguibili, almeno a prima vista. Andreas è un poliziotto perbene dalla vita apparentemente sana: lavora insieme all’amico Simon, che lo preoccupa perché da quando si è separato dalla moglie è un po’ allo sbando, ha una giovane e bella consorte, Anna, e ha da poco avuto con lei un bimbo, Alexander, che adora, ma che non lo fa dormire la notte. Niente di più normale.
Destino opposto quello di Tristan, uno squallido spacciatore che picchia la sua compagna, la costringe a bucarsi e a trascurare un piccolo di pochi mesi, Sofus, che dorme al freddo, col pannolino pieno di cacca e mangia quando capita. Non starebbe meglio in una famiglia diversa, una famiglia borghese in grado di occuparsi di lui? Così quando il piccolo Alexander muore nella culla e Anna è devastata, Andreas, pur esitante, va a prendersi Sofus e lascia il figlio senza vita nella casa dei due tossici. “Second chance – spiega ancora la regista, premio Oscar con In un mondo migliore – racconta quello che accade quando delle persone vulnerabili sono costrette ad affrontare circostanze al di là del loro controllo. Racconta che non siamo immuni dal caos come crediamo e che coloro che ci sono vicini nascondono segreti inconfessabili. Abbiamo cercato di esplorare le fondamenta morali della nostra società per spingere il pubblico a riflettere sui propri valori etici”.
Protagonista, nel ruolo di Andreas, Nikolaj Coster-Waldau, famoso per il personaggio di Jaime Lannister nella serie Il trono di spade. “Ho scelto Nikolaj – spiega la cineasta – perché è attraente, ma ha anche qualcosa di enigmatico. Istintivamente credi nel suo essere perfetto e malgrado ciò intuisci un lato oscuro che potrebbe emergere”. Mentre Bier è impegnata su un nuovo set, l’attore è venuto a Roma per il lancio del film, che considera uno dei più importanti della sua carriera. “Mi piace molto come lavora Susanne che ha la capacità di mettere in scena dilemmi universali in modo naturale e di girare scene estreme, per questo ero entusiasta di fare un film con lei”.
L’interprete di titoli come Enigma e Oblivion – presto lo vedremo nei panni del dio Horus in Gods of Egypt di Alex Proyas – non nasconde la difficoltà di calarsi in una storia che mette a dura prova le emozioni. “Un bambino è l’essenza della purezza e dell’innocenza. Ti fa venire voglia di proteggerlo da ogni male, invece qui succedevano tante cose terribili. Sono un padre e cose simili faccio fatica persino a immaginarle. Il legame di un uomo con un neonato non è meno forte di quello di una madre, anche se è diverso e forse meno scontato”.
Il principale insegnamento del film per lui è stato quello di non giudicare. “Come si dice? Non si può valutare il libro dalla copertina. Sanne, la tossica, vive una relazione di abuso e non riesce a prendersi cura del suo bambino, ma alla fine lo ama veramente, l’altra ha una bella casa, un ambiente perfetto, ma sta attraversando un inferno interiore. Nel mondo Occidentale, o almeno in Danimarca, a volte ti senti quasi in colpa di non essere felice, perché non ti manca niente, hai tanto benessere materiale, invece il male interiore può essere terribile e bisogna imparare a perdonarsi”.
Quindi Nikolaj, assediato dalle fans a caccia di autografi, rivela di essere diventato attore grazie a Sergio Leone e al suo C’era una volta in America che l’ha fatto sognare. Pensa che il pubblico di Trono di spade vorrà vedere anche Second chance? “Sarebbe bello. Se può contribuire a creare attenzione, ben venga, perché questo è un piccolo film e ne ha bisogno. Certo, se si aspettano un successo simile, sono destinati ad essere delusi”.
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