Contagio, infezione, protocolli di sicurezza, mascherina, quarantena: sono termini che, per chi ha vissuto i due anni di pandemia da Covid, non saranno mai più gli stessi. Nest – Rimani al sicuro, opera prima di Mattia Temponi, è stata pensata prima della pandemia, ma è stata realizzata nel pieno del suo svolgimento, come è evidente dall’inquietudine che traspare in ogni suo fotogramma.
Disponibile in esclusiva sulle migliori piattaforme digitali – Chili, Rakuten, Google play, Amazon, Apple tv – distribuito da Minerva Pictures, Nest cerca di spettacolarizzare l’incubo della quarantena usando il linguaggio tipico dell’horror. In un mondo che convive con “la piaga”, ovvero una pericolosa pandemia di zombie, la teenager Sara (Blu Yoshimi) viene morsa mentre si trova a scuola. Si risveglia poche ore dopo in un Nest, un rifugio moderno e accogliente, dove il volontario Ivan (Luciano Cáceres) vuole provare a guarirla dall’infezione, interrompendo il processo di zombificazione in atto. L’intero film si ambienta in questo piccolo e claustrofobico spazio composto da poche stanze, in cui i due dovranno imparare non solo a convivere ma a fidarsi reciprocamente.
Il film si distanzia dal canone dello zombie movie, utilizzato più che altro come mero pretesto narrativo, e abbraccia gli stilemi del thriller psicologico, affrontando due diversi conflitti, quello interiore di Sara, alle prese con le conseguenze dell’infezione sulla sua psiche, e quello che ruota sul rapporto tra i due protagonisti. Nella prima dinamica, il regista cita palesemente il filone horrorifico delle possessioni demoniache, a partire da L’esorcista, fondendo aspetti della popolare serie iZombie, con una Sara che perde periodicamente il controllo di sé e si trasforma nel corpo e nella mente in quella che sembra sempre meno una persona. Nella seconda dinamica, sono chiari i riferimenti a The Last of Us (il videogioco, in quanto il film è stato prodotto molto prima della serie targata HBO), con un rapporto che si evolve progressivamente: prima conflittuale, poi intimo, fino a sfociare nel possessivo.
In tal senso, il personaggio di Ivan, è probabilmente l’elemento meglio riuscito della pellicola, grazie all’attore argentino Luciano Cáceres che dà vita a un uomo perennemente ambiguo, che compie una trasformazione gigantesca nell’arco di pochi giorni. Dall’ossessione per il controllo alla sua totale perdita, da “supereroe” a possibile mostro. Notevole, d’altro canto, la prestazione fisica di Blu Yoshimi, anche lei in perenne equilibrio tra l’essere la vittima e la carnefice della situazione. L’attrice ha compiuto, inoltre, uno sforzo ancora maggiore, recitando l’intero film in spagnolo. Doppiando se stessa per la versione originale, Yoshimi, tuttavia, ha lasciato spazio a qualche imperfezione nel confronto con il doppiatore professionista che presta la voce al suo co-protagonista.
Nonostante il limite delle quattro pareti, Mattia Temponi si diverte a muovere la macchina da presa nei modi più arditi e sorprendenti, regalando più di una sequenza di buon impatto grazie anche alla tensione psicologica e ai colpi di scena che ravvivano la seconda parte del film. Con il suo lavoro sul corpo e sulla paura, con la sua fotografia sempre più cupa e monocromatica, Nest ci ricorda inevitabilmente le sensazioni provate in quei due terribili anni, dove, come in questo caso, la fiducia nell’altro ci è sembrata spesso l’unica via di fuga.
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