Finale da brividi, di grande emozione, per il pubblico dell’Incontro ravvicinato con Nanni Moretti. Che ha rivelato di aver avuto una recidiva del tumore attraverso le immagini del cortometraggio inedito, ancora in fase di montaggio, Autobiografia dell’uomo mascherato. Ne ha mostrati otto minuti e ha pregato il pubblico di guardare senza filmare… L’uomo mascherato è proprio lui: indossa una grande maschera bianca per sottoporsi alle sedute di radioterapia. E poi, mentre la sala lo sommerge di applausi, riappare sul palco quando le luci si accendono: alza le mani in segno di vittoria e fa vedere i bicipiti proprio come un supereroe. Nanni aveva già raccontato, in Caro diario, l’esperienza della malattia nell’episodio Medici, il terzo e ultimo del film del ’93 dove mostrava con autoironia la difficoltà di ottenere una diagnosi per il linfoma di Hodgkin che l’aveva colpito, un film che aveva conquistato il premio per la regia al Festival di Cannes. E anche stavolta il tono è leggero, solo sottilmente malinconico.Vediamo un uomo mascherato in giro per Roma, mentre apre gli scatoloni di un trasloco tirando fuori scarpe e agende piene zeppe di disegni, ghirigori e appunti (“sono nelle mani di un pool internazionale di psichiatri”), e ancora mentre nella cavea dell’Auditorium guarda le coppie che ballano, infine nell’arena del Nuovo Sacher per l’ultima serata della rassegna “Bimbi belli”. Poi arriva il momento della verità: “Ho avuto un altro tumore dopo venti anni e ho filmato una delle tante sedute di radioterapia”.
Durante l’Incontro, durato più di un ora, Moretti si è raccontato con generosità, anche attraverso tanti spezzoni, nelle sue vesti di artista e uomo di cinema. Come spettatore appassionato, attore, produttore, esercente, regista pignolo fino allo spasimo (con i tanti ciak sbagliati del suo ultimo film Mia madre e con un testa a testa con Margherita Buy per Il caimano). Un autoritratto punteggiato di momenti divertenti, teneri e arguti. Tra questi i più spassosi, commentati dal vivo, i ‘filmini familiari’ delle sue varie esperienze di giurato a Cannes, Venezia, Torino e Locarno, quando il famigerato ‘dibattito’ ha portato all’estenuazione gli altri giurati. “E’ sbagliato quando una giuria cerca l’unanimità perché va a finire che si premia il film medio. Invece bisogna discutere tantissimo. A Cannes, nel ’97, quando abbiamo dato la Palma d’oro ex aequo a Kiarostami e Imamura, non ne potevano più. Siamo partiti uno contro nove – cioè solo io a favore de Il sapore della ciliegia – e siamo arrivati cinque a cinque con L’anguilla che era molto sostenuto da Mike Leigh, il mio nemico”. E ancora: “Ci avevano sequestrato in un albergo di lusso circondato dalla polizia. Mike Leigh alla fine era mezzo morto davanti alla tv. Tim Burton faceva la parodia di 007, Paul Auster adorava se stesso. La discussione sulla Palma è durata due ore. Quando siamo arrivati all’ex aequo, io sono andato in bagno e lo scrittore Michael Ondaatje, quello de Il paziente inglese, ha detto: ‘Mentre sei in bagno votiamo tutti gli altri premi’, ma poi non l’hanno fatto”. Poi un ricordo di lui attore e anche un riferimento alla prima malattia: “Avrei dovuto fare un film con Kieslowski, a fine anni ’90, mi chiese di partecipare a La doppia vita di Veronica ma poi non stavo bene, pensavo a una depressione ma era un tumore: dissi che non potevo, mi è dispiaciuto molto, lo considero un grande”.
Altro momento molto morettiano della serata è stato quando Nanni ha telefonato al suo cinema, il Nuovo Sacher, per sapere come sta andando il film di Susanna Nicchiarelli, Nico, 1988. “Che pubblico c’è? Non sono i nostri. Devono essere musicisti, gente della radio, si vede dai capelli, da come sono vestiti, e poi si conoscono tutti, si salutano”.
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