NANNI MORETTI


Nanni Moretti in libera uscita per i Diari Sacher. E’ blindatissima la vita del giurato-presidente. Ma un’eccezione si deve fare per forza per questo progetto a cui Nanni e Angelo Barbagallo tengono moltissimo. Sette documentari, per ora. A cui se ne aggiungeranno altri. E magari uno diretto proprio dal cineasta romano. “Mi sono affezionato a una di queste storie”, confessa. Senza dire di più.
Se ne riparlerà, perché la serie – che ha trovato la sintonia produttiva di Tele+ e Raitre – non si ferma ai sette film visti nei Nuovi Territori e firmati da Beppe Gaudino, Susanna Nicchiarelli, Vania Santella, Mara Chiaretti, Roberto Nanni, Isabella Sandri, Andrea Molaioli. L’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano è addirittura una miniera, come spiega Luca Ricci che lavora lì. I testi arrivano in quella che è diventata, grazie a un’idea avuta diciassette anni fa da Saverio Tutino, la “città dei diari”, trovano ascolto, vengono letti da quattro o cinque persone. Una decina, i migliori, arrivano in finale per un premio, il Premio Pieve Banca Toscana, che li sottrae definitivamente dall’oblio. A volte vengono pubblicati. Per farne cinema ci voleva l’autore di Caro diario.
“Stavo andando a Venezia, nell’89, l’anno in cui Palombella rossa era alla Settimana della critica. Andavo in macchina, lungo la via Romea. Ho visto questa indicazione della Città dei diari, mi ha incuriosito e ho fatto una deviazione… sono entrato nello stanzone dei manoscritti, dove ce n’è addirittura uno scritto da una donna su un lenzuolo. Da lì è venuta l’idea dei documentari”.
I diari, che comprendono anche epistolari e memoriali, consentono di recuperare pezzi di storia d’Italia, tra privato e pubblico. Da 3.400 piccole trame, alla Sacher ne hanno scelte 150, da quelle una cinquantina. Che poi ogni regista ha vagliato “trovando la sua strada personale”. I protagonisti sono tutti anziani – il più giovane ha 52 anni – e tranne la Luisa scelta da Isabella Sandri, tutti coinvolti in grandi eventi collettivi, dalla guerra al fascismo, dal movimento anarchico alla Roma borgatara degli anni ’50. “Ci piaceva raccontare questo paese e il secolo appena finito, a noi stessi innanzitutto, più che ai giovani”. Ma non è vero che la forma diario sia in via di estinzione. Oggi magari nascono nuovi stili, tipo l’epistolario e-mail, ma ragazzi e ragazze continuano a raccontarsi in prima persona.

autore
06 Settembre 2001

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