Nanni Moretti

No, l’intervista no!!! Nanni Moretti, più divo di Gong Li, si nasconde contro la parete metallica dell’ascensore del Noga Hilton. Cronisti italiani e telecamere Rai lo implorano di rispondere a un paio di domande, ma lui imbocca le scale di corsa, accompagnato da Aldo Tassone e Alberto Barbera. A Cannes per ricevere un premio esclusivo come la Carosse d’or, assegnato nell’ambito della Quinzaine dai cineasti della SRF (Societé des Réalisateurs Francaise), Nanni sale sul palco accolto da un applauso ritmato. Glielo sta tributando un pubblico di sicuri cinefili che ha fatto due ore di coda per partecipare a questa serata. Il riconoscimento, già assegnato a Clint Eastwood e Jacques Rozier, gli va per il “coraggio politico e le caratteristiche singolari della sua opera”, come spiega il presidente della SRF, Pascal Thomas. Moretti ringrazia, beve un bicchier d’acqua e ricorda che la storia che lo lega al festival è una bella e felice storia: da quella prima volta che venne con Ecce bombo (1978) e Olmi vinse la Palma d’oro, mentre il suo film non piacque (colpa dei sottotitoli malfatti?), all’anno di Caro diario e del premio per la regia malgrado Clint Eastwood, che gli sorrideva enigmatico ma forse sconcertato, fino alla Palma d’oro con La stanza del figlio. Palma strappata a rivali come David Lynch (“Nanni, un giorno o l’altro ti ammazzerò”) e ai Fratelli Coen. Poi Nanni sale in cattedra da par suo – l’ha già fatto una volta, per una Lecon de cinéma, proprio qui a Cannes – e parte con la lettura del suo “diario” di giurato che risale al ’97. Notti nervose, sogni agitati, complessi d’inferiorità verso la giurata Mira Sorvino che sa pure il cinese. “Mentre io, come Gong Li, non parlo né inglese né francese”. Aldo Tassone, divertito, traduce tutto comprese le virgolette. La sala prima si diverte, poi si spazientisce un po’ e Nanni taglia corto. La lezione è durata abbastanza. Non resta che scappare verso l’ascensore a testa bassa. Via dalla pazza folla, sulla Carosse d’or.