Moretti: “La giuria? Una sorta di conclave”


CANNES. “La giuria di questo Festival è un po’ come un conclave. Ora c’è questa novità, voluta dal direttore Thierry Fremaux, della conferenza stampa della giuria prima dei Palmarès e non soltanto dopo come avveniva quindici anni fa quando qui sono stato giurato. All’epoca c’era l’obbligo del silenzio e della riservatezza . Erano due tabù, ora è rimasto il conclave vero e basta”. Così Nanni Moretti ironico e a suo agio nel ruolo di presidente della giuria di Cannes 65. Si presenta vestito in modo sobrio ma elegante, giacca e cravatta rosso scuro, in mezzo a due giurate attrici: la francese Emmanuelle Devos e la tedesca Diane Kruger.

In fondo Nanni sulla Croisette è di casa. Nel 1997 è stato giurato con presidente Isabelle Adjani e i rumors dicono che quell’anno si diede un gran da fare perché la Palma d’oro andasse all’amato regista iraniano Abbas Kiarostami per Il sapore della ciliegia. E nel ’94 Moretti vinse il Premio della regia con Caro diario, sette anni dopo arrivò la Palma d’oro con La stanza del figlio e nel 2002 salì in cattedra per una master class.

 

Ha parole di elogio per un festival che testimonia tutta l’importanza che la Francia dà e ha dato sempre al cinema. Poi spiega come svolgerà il ruolo assegnatogli: “Sarò molto democratico, per fortuna sono limitati i poteri del presidente. Sono uno dei nove giurati, una specie di capoclasse”. L’importante per Moretti è guardare i film con la stessa attenzione e rispetto. E ha già in mente come scandire e articolare le riunioni dei giurati: “Ci vedremo molto spesso, e non ogni tanto, per non dimenticare i film già passati nei giorni precedenti, diciamo che ogni due giorni parleremo dei quattro titoli che abbiamo visto”.

 

A chi gli ricorda che è abituato ad assegnare, lui da solo assistito da Angelo Barbagallo, il premio Sacher alla fine della rassegna ‘Bimbi belli’, risponde che il premio non esiste più, “così mi sono convertito alla collegialità”.
Si rivolge poi con stima e simpatia verso i colleghi con i quali condividerà questa nuova avventura. “Siamo tutte persone senza pregiudizi negativi o positivi, un’ottima premessa per il lavoro di una giuria. Persone molto aperte, allegre e di buon umore e tutto ciò farà bene al compito che ci aspetta”.
E alla fine Moretti, al di là delle tante, troppe parole che secondo lui si spendono prima che inizi il Festival, anticipa a quale criterio intende attenersi nella scelta dei premi: “Ci saranno soltanto i 22 film e su questi le nostre diverse sensibilità si confronteranno. Tutti però amiamo i film che ci sorprendono. A volte invece vediamo opere che ci danno la sensazione di aver visto centinaia di volte”.

E i suoi compagni di strada come si comporteranno da giurati? Lo stilista Jean Paul Gaultier, che ha firmato i costumi per Almodovar e Besson, andrà alla scoperta di quelle storie che procureranno sorprese ed emozioni. E ricorda di avere scelto la sua professione affascinato da un film degli anni ’40 che si svolgeva in una sartoria. “Mi piace sia il cinema classico che quello non classico. Antonioni, Fassbinder ma anche The Rocky Horror Picture Show“.
L’attore britannico Ewan McGregor è contento di ritrovarsi dall’altra parte, “di solito nei festival vedo solo i film che interpreto” e poi Cannes per lui rappresenta “una piattaforma fantastica per le opere prime, i film a basso costo. E se non si partecipa a Festival come questo è difficile farsi notare”.
Per il regista americano Alexander Payne i premi hanno una loro utilità certo, ma vanno considerati come un evento piacevole e divertente e comunque il fatto di essere selezionati di per sé attira già l’attenzione.

 

E come dice Moretti alla fine dell’incontro con la stampa: “Ci vediamo in chiusura del Festival, quando diremo cose diplomatiche, banali e ordinarie. O forse no”.

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