Tutto venduto e tanti in coda per acquistare il biglietto che non sono riusciti ad entrare in sala. E’ accaduto praticamente con ognuno dei nove film italiani (più un corto) presenti al Festival di Londra, uno dei maggiori appuntamenti cinematografici del mondo in una città chiave per lo spettacolo. Al termine della rassegna il bilancio appare più che positivo e assai interessanti gli incontri con i registi che – come è prassi a questo festival – seguono le proiezioni: domande puntuali di un pubblico attento, cui piace discutere dopo aver visto il film.
E’ accaduto con tutte le pellicole, dalla prima in calendario – L’amore imperfetto di Giovanni Davide Maderna – presente l’attore principale Enrico Lo Verso, ai successivi Domani di Francesca Archibugi e Domenica di Wilma Labate. Curiosità per Gabriele Muccino, che era qui con il suo L‘ultimo bacio, forte della presentazione che ha informato come il suo film abbia battuto al box office anche colossi americani. Del film di Giuseppe Piccioni, Luce dei miei occhi, hanno entusiasmato proprio le cose su cui alcuni avevano invece storto il naso a Venezia, la musica e la voce fuori campo. Una ragazza commossa ha detto che era il più bel film che avesse mai visto. Molto successo anche per Le fate ignoranti, presentato da Ferzan Opzetek e per Alla rivoluzione sulla due cavalli presentato dall’attrice francese Guanel Simon e dal regista Maurizio Sciarra appena sceso dall’aereo proveniente dalla Corea, ancora emozionato per gli applausi di una platea di 1500 coreani ottenuti dal film al festival di Pusan.
Scontato il tripudio per La stanza del figlio, ma una scoperta, per il pubblico inglese, l’humour di Nanni Moretti che ha affascinato per un’ora e più una sala gremitissima venuta ad assistere (pagando il biglietto come per uno spettacolo) all’intervista pubblica organizzata dal quotidiano “The Guardian”. Grande accoglienza anche al documentario di Gabriella Morante, Jazzwoman, girato a New York alla ricerca delle grandi protagoniste femminili della stagione d’oro, spesso dimenticate, e per il cortissimo (This is my chocky message) di Elisabetta Sgarbi, editrice da anni di Hanif Kureshi, che solo attraverso la macchina da presa digitale scopre, nel rapporto col figlio di tre anni, la dolcezza dello scrittore anglo-pakistano. Infine: sala enorme e pienissima per quattro ore e mezzo per la proiezione de Il mio viaggio in Italia di Martin Scorsese.
I film italiani sono stati presentati all’inizio del festival in una conferenza stampa in cui è stato proiettato un trailer che tutti li comprendeva e sono stati accompagnati da molti incontri con opinion makers e distributori promossi da Italia Cinema e dall’Istituto italiano di cultura di Londra. Li vedranno mai gli inglesi che non sono riusciti a entrare nelle pur grandissime sale del festival? Salvo La stanza del figlio probabilmente no: anche in questo paese il mercato è massicciamente occupato dalla produzione hollywoodiana e si stenta a vedere persino le pellicole girate in patria. Ma forse a furia di insistere alla fine si aprirà qualche finestra sul cinema europeo.
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