‘Mona Lisa’ canta Bruno Martino

Mona Lisa and the blood moon in Concorso, il film Fantasy è diretto da Ana Lily Amirpour: protagonisti la coreana Jeon Jong-seo, Kate Hudson e il talentuoso bambino Evan Whitten


VENEZIA – New Orleans, una fame alimentare atavica e perenne, la luna piena: Mona Lisa Lee – l’attrice sudcoreana Jeon Jong-seo (già interprete di Burning di Lee Chang-dong) –, 22 anni, da 12 vive rinchiusa in una struttura psichiatrica della città della Louisiana: schizofrenia, la sua diagnosi. 

La macchina da presa, a piombo dall’alto e poi man mano in avvicinamento, ci presenta questa giovane donna asiatica costretta nell’abbraccio di una camicia di forza, seduta a terra seminuda, in una stanza d’isolamento bianca, con le pareti imbottite, e solo un letto di metallo. La chiama “stupida” l’infermiera che la visita, così Mona Lisa s’anima di un’energia imprevedibile che le permette di imporsi come “specchio” dei gesti della persona che si trova di fronte, con la stessa inerme a qualsiasi propria volontà, tanto che la sanitaria, “riflettendo” i gesti della paziente, si ferisce a sangue e, con la stessa modalità, Mona Lisa riesce a superare il controllo di sicurezza dell’ingresso e a uscire dal nosocomio, appunto in una notte di plenilunio. “Il Cinema per me è Fantasy, anche quello più naturalistico. Ho voluto fare un film che fosse un percorso, con personaggi e persone che sono guerrieri visuali. Credo che il film abbia qualcosa del mio amore di bambina per storie d’avventura come La storia infinita, Terminator 2, in cui rintraccio la figura del fanciullo, del futuro, infatti nelle fiabe ci si chiede come il mondo crei un sistema e come si connetta con il bene”, spiega Ana Lily Amirpour, sceneggiatrice e regista di Mona Lisa and the blood moon in Concorso

Nel suo primo vagare notturno – tutte le sequenze, come anche le molte a seguire del film – Jeon Jong-seo non parla, affidando la recitazione alla mimica del volto e del corpo, restituendo una prova complessa, particolarmente interessante nel suo essere costantemente in bilico tra un infantile stupore e una crudele aggressività. “Io voglio vedere le persone strane: Mona Lisa è il mio eroe e una delle cose fantastiche che riesce a fare è trasformarsi e rinnovarsi: è una bambina, poi una bestia feroce, e questa è libertà. Credo di nutrire una grande sete di libertà personale, per cui esamino tutto ciò che limita, dalla politica alla famiglia: è un’operazione difficile levare gli strati precostituiti. Jeon Jong-seo è straordinaria, pura e istintiva. È arrivata dalla Corea a Los Angeles, e tra i molti film abbiamo guardato Splash – Una sirena a Manhattan e lei ha capito subito l’intenzione: è perfetta per il ruolo”, aggiunge ancora Amirpour. 

E così, nella sua prima notte “da essere umano libero”, Mona Lisa fa subito i quattro incontri determinanti per il suo futuro prossimo: Fuzz (Ed Skrein), giovane spacciatore che ne rimane affascinato, seppur per un fugace incontro, ma non l’unico della vicenda; il poliziotto di colore Harold (Craig Robinson), che la riconosce come la paziente fuggitiva, per cui subisce il medesimo trattamento di “possessione” da parte di Mona Lisa, e si spara ad una gamba, ma anche questo non sarà l’unico avvicinamento tra i due; poi Bonnie Belle (Kate Hudson), ballerina esotica di un night del Quartiere Francese, madre di Charlie, 10 anni, un commovente Evan Whitten. “È incredibile: è un bambino gentile e saggio. Mi piace la purezza ed Evan ci restituisce questo: lui ha capito subito perché le cose succedevano. È stato un regalo bellissimo”, commenta l’autrice. 

“Io adoro i bambini, può essere una grandissima sfida lavorare con loro: Evan era così tenero, e poi aveva lui stesso delle idee. Mi piace giocare, fare cose inaspettate, e con i bambini è possibile. Il rapporto con Evan è stato molto profondo, come quello di Bonnie con Charlie. Lei non ha tutti gli strumenti per essere una figura materna convenzionale ma vive per suo figlio, è tangibile. E poi ci sono bambini che ti danno l’impressione di aver già vissuto, ed Evan è così”, fa eco Kate Hudson, per cui se “alle 3.30 del mattino accetti di stare sdraiata in Bourbon Street, questo mi fa pensare che facciamo proprio cose folli per il Cinema! Bonnie è una persona sopravvissuta, ha fuoco dentro di sé: è stato un personaggio liberatorio, sotto la guida di una delle mie registe preferite; fare un film con un’artista come Lily è rischiare con un ruolo coraggioso: tra l’altro, mentre leggevi la sceneggiatura ti dava indicazioni di una canzone di riferimento, questa affezione musicale fa proprio parte della sua regia”.

“La musica (a cura di Daniel Luppi, ndr) ha un ruolo importante perché comunica a livello dello spirito”, approfondisce Ana Lily Amirpour. “Spesso, penso alle canzoni prima che alla sceneggiatura e ai personaggi. Tutti i temi che ho scelto mi rimandano a Mona Lisa, con le differenti pause magnetiche. C’è anche il brano italiano Odio l’estate di Bruno Martino: il cantante è fantastico, l’ho ascoltato una sera, quattro anni fa, e ho voluto riascoltarlo, pensando subito di mettere la canzone nel film, anche se non conoscevo che le parole parlassero di un cuore spezzato… cosa che poi mi sembrava riflettere Bonnie, che ha vissuto molto ed è diventata una persona spezzata a causa della sua vita a New Orleans, che è un altro personaggio del film. La follia e la leggerezza del Quartiere Francese, un caso misterioso che ti travolge: lì non si controllano tempo e persone”. 

Mona Lisa ha un potere, questo determina il genere Fantasy del film, ma è anche un simbolo e un inno alla libertà: “Dobbiamo essere tutti come Mona Lisa, uscire dal nostro contenitore”, chiosa l’attore inglese Skrein. 

L’opera di Ana Lily Amirpour sarà prossimamente distribuita da Lucky Red. 

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05 Settembre 2021

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