La miniserie Miss Fallaci, composta da otto episodi, segue la vita professionale e privata di Oriana Fallaci alla fine degli anni Cinquanta, quando lavorava come cronista per il settimanale L’Europeo. Dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, la serie verrà trasmessa su Rai 1.
Miriam Leone interpreta Fallaci in questa serie biografica, prodotta da Paramount Television e Minerva Pictures, che racconta un periodo cruciale della sua vita, quando si trasferì negli Stati Uniti per documentare il mondo di Hollywood. Questo viaggio segna un’evoluzione sia nel suo stile di scrittura che nella sua vita personale, evidenziando la sua determinazione a farsi spazio in un ambiente giornalistico dominato dagli uomini.
La serie esplora anche le vicende sentimentali di Fallaci, inclusa la sua relazione con il collega Alfredo Pieroni, e il suo desiderio di trovare la propria voce, sfidando le regole del tempo.
Leone si è preparata per il ruolo collaborando con Edoardo Perazzi, nipote della giornalista, che l’ha introdotta agli oggetti e ai ricordi di famiglia. La regia è firmata da Alessandra Gonnella, Giacomo Martelli e Luca Ribuoli, e il cast include, tra gli altri, Maurizio Lastrico, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Debi Mazar.
“E’ un racconto di formazione – dice Leone – nel titolo non c’è “Oriana”. Lei deve ancora affermarsi e noi, come lei, ci siamo mossi ossessivamente con interesse per la materia. E’ un racconto archeologico, non ci sono video a documentare il periodo. Intercettare come parlasse, che look avesse a vent’anni, con la frangettina che ricordava Audrey Hepburn. Un lavoro avventuroso e rischioso, quando abbiamo scelto l’aspetto da dare alla serie. E’ stato stimolante e speriamo di aver riconsegnato la forza della sua gioventù, della sua freschezza e della sua giovinezza. La forza dei sogni e delle proprie azioni, che potrebbe piacere ai ragazzi. Racconta timori, nervosismi, ansie, paure, urla di una ragazza nei suoi vent’anni che vuole diventare “uno scrittore”. Non una scrittrice. E diceva che la giornalista era una giacca che le stava stretta. Poi la serie prosegue su un aspetto privato di Oriana. Nessuno poteva aspettarsi una donna così forte e grintosa. Ed è stato Perazzi ad aprirmi l’archivio e farmi studiare sui suoi appunti, la sua grafia, le foto private, e tanto lavoro che ho potuto fare proprio grazie a questo intervento. E’ un progetto che mi ha tolto l’anima. Il mio tavolo da pranzo era per metà occupato da appunti, per mesi. Volevo indagare il suo spirito libero che agiva per i suoi sogni. Ho temuto di interpretare il ruolo all’inizio, ma poi sono stata estremamente sostenuta nel lavoro da tutti coloro che hanno lavorato con me”.
La regista Alessandra Gonnella ricorda che “tutto nasce dal cortometraggio A cup of coffee with Marylin che racconta la mancata intervista di Oriana con la star. Una ossessione di un’italiana in America che mi era già caro e vicino. Io stessa abito a Londra e so cosa significhi essere una ragazza giovane all’estero che si barcamena nel mondo del cinema, pieno di falsi miti e false promesse. Oriana affrontava tutto con una forza e una ironia senza pari che in parte era stata dimenticata. Volevo rendere omaggio a questa vicenda e poi scendere nel dettaglio dei suoi anni giovanili, dei suoi amori e ossessioni private”.
Le fa eco l’altro director Giacomo Martelli: “non conoscevo alcuni aspetti del mondo di Oriana. Conoscevo quella che ho letto da ragazzo e quella rabbiosa post 11 settembre, ma non la bambina partigiana che raccontiamo in uno degli episodi e nemmeno l’Oriana dolce e innamorata che faceva ritratti nelle sue lettere d’amore”.
Torna a parlare Leone: “Sia io che Oriana abbiamo subito il fallimento, ma entrambe abbiamo cercato di trasformare la frustrazione del fallimento in qualcosa di buono. Se una cosa non è destinata a noi in un particolare momento, vuol dire che non eravamo pronti. Non è mai l’ultima istanza. Non bisogna lasciarsi abbattere e questo racconta la serie. Quando Oriana ha ricevuto lo schiaffo dal padre, durante i bombardamenti, con la frase ‘le ragazze non piangono’, lei dice di non aver mai versato più una lacrima. Bisogna imparare ad accettarlo. Nella serie indaghiamo dei dolori privati di Oriana forti e faticosi. Nella seconda parte in particolare raccontavamo il suo aborto, e io ero incinta. Lei ha vissuto un crollo psicologico, emotivo e fisico, non ho la presunzione di poter dire perché lei sia diventata poi dura. Forse l’esperienza della guerra. Diceva che la guerra è un aborto rimandato di vent’anni. Si manda a morire i propri figli, era molto polemica con la guerra e certamente averla vissuta in prima persona, e perdendo il primo amore in maniera folle, la rendeva dura verso sé stessa e verso il prossimo. Non permetteva a nessuno di essere meno di un eroe, soprattutto in termini di onestà. Dovevano essere tutti integerrimi, e attorno un mondo ostile che non le perdonava di essere una femminista solitaria e individualista, che pure andando avanti per la sua strada crea una strada anche per le altre donne. Un autore internazionale e al contempo una donna, pure graziosa, che non rinunciava alla sua femminilità. Non era un vezzo, faceva parte di lei, così come la precisione della sua penna. E’ un’eroina romantica che non permette vie di mezzo, faticosissima per le persone che le stavano attorno”.
Il terzo regista Luca Ribuoli dice: “Oriana è un’innovatrice e anticipatrice di un certo tipo di giornalismo. Praticamente l’inventrice dell’intervista, che registrava, rivedeva, elaborava, nel tentativo di smascherare l’attore o il potente. Aveva imparato quel giornalismo ma arrivando in America aveva trovato Wolf e Truman Capote, unici a mettere la prima persona negli articoli. Combattendo la sua parte di giornalista da sola, come donna in mezzo ai maschi, certamente ha pagato, ma è stato un privilegio potersi avvicinare alle prime pagine dei suoi articoli, che non conoscevamo. E spero che dalla serie traspaia che è stata un’autrice ossessionata dalla scrittura e dall’idea di restituire una visione del mondo tramite essa”.
Anche Leone ricorda il corto realizzato con Gonnella: “Mi chiama questa regista e mi propone il progetto. Ne resto affascinata, soprattutto dalla passione e dalla determinazione di questa ragazza. Le ho voluto dare fiducia, proprio perché era così giovane. Ho creduto in lei, ho fatto bene e sono contenta di averlo fatto. Posso dire dunque che era la mia seconda occasione nei panni di Oriana, soprattutto nel ruolo di staffetta partigiana che nascondeva bigliettini nelle sue trecce. Parliamo di una grande intellettuale del Novecento che ha tanto da dire anche oggi, anche se in parte subisce una sorta di damnatio memoriae“.
La sceneggiatura della serie porta la firma di Viola Rispoli, Tom Grieves, Laura Grimaldi, Alice Urciuolo, Alessandra Gonnella e Leone stessa, che ha lavorato alla scrittura dell’episodio sei.
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