Minervini in sala con Lucky Red il 28 maggio

Nel film Louisiana The Other Side, a Cannes in UCR, Minervini ha seguito da ottobre 2013 ad agosto 2014 una comunità che vive "in una sorta di terra di nessuno, con un 60% di disoccupazione


E’ l’America della provincia più profonda, spesso una terra di nessuno, quella che cova la rabbia più violenta e le delusioni più cocenti, la stessa pronta ad esplodere come accade in questi giorni con gli scontri razziali a Baltimora. E’ l’America di Louisiana (The Other Side) e a portarla al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard c’è Roberto Minervini, il quarto italiano della squadra tricolore che comprende Moretti, Sorrentino e Garrone in gara nel concorso. Per Minervini, marchigiano di Fermo, 44 anni, migrante per “lavoro, amore e curiosità” in tanti posti e ora stanziale in America a Houston con la moglie texana, è la seconda volta a Cannes. “Ho fatto tanti lavori all’estero, mi considero un migrante. Oggi mi definiscono un italo-americano, ma sono già stato italo-spagnolo, italo-filippino, prima o poi sarò considerato italo-italiano – dice in un’intervista all’Ansa -. All’inizio non pensavo neppure di fare questo lavoro, il cinema, il documentario si è impossessato di me. Tutto parte da mie ricerche personali, la macchina da presa è venuta ben dopo”.

Nel film, che sarà distribuito da Lucky Red il 28 maggio, Minervini ha seguito da ottobre 2013 ad agosto 2014 una comunità che vive “in Louisiana in una sorta di terra di nessuno, con un 60% di disoccupazione. Sono piccoli gruppi che cercano di sopravvivere, rimanere a galla, proteggere le loro famiglie e il loro territorio, persone pronte anche a far esplodere violentemente la loro rabbia nei confronti delle istituzioni che non li rappresentano affatto. Ecco perché parlo di The Other Side, un modo di dire che in America si utilizza per tutti coloro che sono diversi in qualche modo. Queste persone sono per me anche la rappresentazione di quanto l’America sia un paese in corto circuito, un paese armato, un focolaio pronto ad incendiarsi – aggiunge Minervini mentre le notizie da Baltimora non fanno che confermare tutto questo – un paese che bisogna ammettere è diviso ancora tra nord e sud, con il meridione che ancora non ha digerito l’unione”. Il film è un documentario che Minervini definisce “politico, un film in cui violenza e disperazione sono protagoniste”. Il regista racconta di essere stato in passato anche invitato a documentare manifestazioni armate di para-militari non autorizzate davanti alla Casa Bianca.

Louisiana, una produzione italo-francese (Agat Films & Cie, Okta Film in coproduzione con ARTE France Cinéma con Rai Cinema e con la partecipazione di MYmovies.it) mette in scena (“con il mio filtro, il mio occhio e qui sta la finzione”) un territorio invisibile, ai margini della società, sul confine tra illegalità e anarchia. E’ una comunità dolente che tenta di reagire a una minaccia: essere dimenticati dalle istituzioni e vedere calpestati i propri diritti di cittadini. Ci sono veterani in disarmo, adolescenti taciturni, drogati che cercano nell’amore una via d’uscita dalla dipendenza, ex combattenti delle forze speciali ancora in guerra con il mondo, giovani donne e future mamme allo sbando, vecchi che non hanno perso la voglia di vivere. “In questa umanità nascosta si aprono gli abissi dell’America di oggi”, conclude il regista, laureato in Economia e Commercio ad Ancora, specializzato in Storia del cinema a Madrid e in Media Studies all’University di New York. In passato ha insegnato regia nelle Università De La Salle e San Beda a Manila, Filippine ed è stato direttore del Dipartimento di Studi Cinematografici dell’International Academy of Film and Television di Cebu City, Filippine. A Cannes era stato nel 2013 fuori concorso con Stop The Pounding Heart – Trilogia del Texas, Atto III, premiato in molti festival. 

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30 Aprile 2015

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