Men in Black 3: la fanta-comedy diventa retrò


Esce in 660 copie con Warner, senza temere di contendersi l’attenzione del mondo del cinema con il festival di Cannes, l’atteso terzo capitolo della saga sci-fi comedy di Barry Sonnenfeld, Men in Black 3. Dopo un’assenza di 10 anni (il secondo capitolo, non troppo convincente, è del 2002) riappaiono nella loro inappuntabile divisa scura gli agenti J (Will Smith, anche lui lontano dalle scene dal 2007, anno del Sette anime del nostro Gabriele Muccino) e K (Tommy Lee Jones) affiancati stavolta da un terzo ‘uomo in nero’, Josh Brolin. In realtà, potremmo parlare di due agenti ‘e mezzo’, dato che Brolin altri non è che lo stesso K, in una versione più giovane.

La trama, infatti, si incentra, oltre che sugli alieni come nei film precedenti, anche su un altro topos classico della fantascienza: il viaggio nel tempo. “L’idea mi è subito piaciuta – dichiara il regista – ma era rischioso, perché quando hai a che fare con i paradossi temporali, devi tener conto di un sacco di ramificazioni”. Specie considerando che, per una serie di problemi produttivi, al momento dell’inizio delle riprese la sceneggiatura non era ancora stata ultimata. Una follia, direbbero in molti. “Ma se funziona – dichiara sportivamente Sonnenfield – vuol dire che sono un genio”.

E’ anche un’occasione per far chiarezza sull’enigmatico personaggio di K: nel corso dei suoi 15 anni trascorsi fra i Men in Black, l’agenzia segreta che regola i rapporti tra gli umani della Terra e le specie extraterrestri che, in incognito, visitano e abitano il nostro pianeta, J ha visto delle cose inimmaginabili, ma nulla è riuscito a sorprenderlo tanto quanto il suo enigmatico e reticente partner.
Ma quando la vita di K e il destino del mondo vengono messi a rischio, l’agente J dovrà tornare addirittura indietro nel tempo per sistemare le cose. Scoprirà che ci sono segreti nell’universo che il partner non gli ha mai rivelato, che verranno alla luce solo nel momento in cui si unirà in squadra con un giovane K per salvare l’agenzia e il futuro dell’umanità.

 

Uno degli aspetti più interessanti di Men in Black 3 è naturalmente il design degli alieni, affidato al veterano Rick Baker, che si è trovato a dover decidere quale aspetto dare alle sue creature in versione retrò. Ecco cosa ha dichiarato: “La sfida del primo episodio della serie – dichiara – è stata creare alieni che fossero diversi da qualunque alieno visto fino ad allora. Stavolta invece mi sono basato su modelli già esistenti, fingendo che gli alieni visti nei film degli anni ’50 e ’60 dato che la storia si ambienta in quel periodo esistessero davvero. Inutile a dirsi, è stato divertentissimo creare versioni di mostri ispirati ai classici della fantascienza. Tanto cervello e vene, e cose del genere… Ho anche un cameo nel film, dove sono un alieno con un cervello completamente visibile. In confronto, gli alieni per la sequenza ambientata nel 2012 sono molto più patinati e lustrati”.

Insomma, si coglie l’occasione per giocare con l’effetto nostalgia, e anche l’ambientazione sarà al contempo futuristica e retrò, nel senso che rappresenterà sì elementi futuristici, ma legati a come il futuro lo si immaginava in quegli anni. Ovvio, il tutto sarà condito dall’immancabile 3D.

La serie Men in Black è tratta da un fumetto indipendente, decisamente più violento rispetto alla controparte cinematografica. Invece di cancellare la memoria ai testimoni come fanno nei film, infatti, gli agenti li uccidevano. Ne esiste anche una versione cartoon.
In una celebre serie di fumetti italiana, Martin Mystère, compaiono degli altri ‘uomini in nero’, che hanno il ruolo di antagonisti e non hanno nulla a che vedere con J e K, essendo stati inventati quindici anni prima.

autore
11 Maggio 2012

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