Mazzacurati: premio al poeta dei balordi

A festeggiare il regista mentre ritira, al cinema Reposi, il Premio Gran Torino ci sono Angelo Barbagallo e il direttore Paolo Virzì che saluta con affetto quasi fraterno “il Kaurismaki di Padova'


TORINO. A festeggiarlo, mentre ritira il Premio Gran Torino non c’è Nanni Moretti che produsse con Angelo Bargallo, lui sì c’è, la sua opera prima Notte italiana (1987). Ci sono però ad accoglierlo, al cinema Reposi, l’orchestra di strada BandaKadabra, con i suoi fiati, e il direttore Paolo Virzì che saluta con affetto quasi fraterno “il Kaurismäki di Padova, il poeta dei balordi, dei disgraziati e dei matti, che sempre è stato dalla parte dei perdenti, che ha saputo coniugare malinconia e comicità”.
E scorrono le immagini del trailer, preparato per l’occasione e commentato dalla canzone ‘Naviganti’ di Ivano Fossati, che riassume la sua carriera artistica: 12 film di finzione, oltre a 4 documentari, tra cui Il toro che gli procurò il Leone d’Argento nel 1994.

Mazzacurati è accolto con calore dal pubblico che in sala ha appena applaudito il suo nuovo lavoro, La sedia della felicità, “un impasto tra commedia pazzesca e film sentimentale” che verrà distribuito in primavera da 01. E’ accompagnato dal cast del film tra cui gli attori Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Roberto Citran, gli sceneggiatori Marco Pettenello e Doriana Leondeff, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, il produttore Anelo Barbagallo, l’AD di Rai Cinema Paolo Del Brocco.
“Con Notte italiana, un noir comico girato nella bassa Padana, nel Polesine, è nato il mazzacuratismo che stasera ha una promozione solenne con il premio che qui consegnamo”, scherza Virzì che rimpiange di non aver potuto collaborare alla sceneggiatura de Il toro, per il quale aveva avuto un primo contatto.
“Da allora questa mia terra, le persone, le aspettative sono cambiate. C’era una certa innocenza e io sono riuscito a vedere un pezzo d’Italia, un tempo chiamato Veneto e oggi volgarmente Nord est. Ogni mio film  – continua il regista – proviene sempre da uno stato d’animo doloroso che strada facendo cerco di mitigare con l’ironia. In fondo come spettatore preferisco vedere film divertenti, utilizzando il cinema in maniera consolatoria. Ai 30 titoli che mi danno sollievo vorrei aggiungere anche questo mio ultimo film, il più comico da me realizzato”.

In La sedia della felicità le vetrine dei laboratori dei protagonisti sono una di fronte all’altra  Così un tatuatore separato e un po’ malinconico, Valerio Mastandrea, e un’estetista tradita dal compagno e con studio pieno di debiti, Isabella Ragonese, s’incontrano e insieme danno la caccia a una sedia che forse nasconde un tesoro che potrebbe cambiare la loro vita. A contendere il bottino un prete ingombrante e rovinato dal videopoker, Giuseppe Battiston, deciso a tutto. La rocambolesca vicenda si svolge in quel Veneto, dalla pianura alle sperdute valli, abitato da insoliti e bizzarri personaggi.

Nel cast anche Katia Ricciarelli, Roberto Citran e l’amichevole partecipazione di Antonio Albanese, di Fabrizio Bentivoglio e Silvio Orlando, quest’ultimi due nel ruolo di improbabili banditori d’aste televisive.
Per La sedia della felicità Mazzacurati ha scelto due interpreti non veneti che evidenziassero la loro estraneità a quei luoghi. “Volevo anche che l’umanità di questo racconto emergesse a volte attraverso le forme del grottesco a volte in toni più lirici, ma la cosa che più mi stava a cuore era di riuscire a tenere insieme il senso di catastrofe, in cui sembra che tutti stiamo cadendo, con l’energia e la voglia di riscatto che nonostante tutto si sente nell’aria”.

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