Il 28 ottobre a Roma, in anteprima mondiale l’anteprima del nuovo film di animazione. Per l’anteprima romana, organizzata alla Festa del cinema in collaborazione con Alice nella città, sarà presente Gō Nagai, grande mangaka che nel lontano 1972 creò quello che sarebbe stato il primo robot pilotato da un uomo nella storia degli anime giapponesi: Mazinga Z, personaggi amatissimo da intere generazioni di tutto il mondo, destinato all’immortalità. Grazie al suo fascino futuristico e ai valori di pace e giustizia per i quali combatte, Mazinga Z è ancora oggi un fenomeno planetario e un’icona contemporanea per chi è cresciuto con i suoi manga e le sue serie tv.
Dal 31 Ottobre Key Films distribuirà in anteprima mondiale l’attesissimo lungometraggio Mazinga Z, e i fan italiani del più famoso robot di tutti i tempi, saranno i primi spettatori al mondo a vedere sul grande schermo il film diretto da Junji Shimizu e prodotto dalla Toei Animation.
L’attore chiude gli incontri ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, regalando risate e nostalgia e una chicca sul futuro: "Sarò il padre di Alessandro Gassman ne Il premio diretto da lui stesso. Lo conosco da quando era bambino e ora mi impressiona ritrovarlo regista, sicuro e determinato"
40mila presenze agli eventi organizzati a Casa Alice. Un successo per la sezione autonoma e parallela della Festa che ha già rinnovato per un biennio l'accordo con la Fondazione Cinema per Roma
Il regista, che ha ricevuto il Premio alla carriera da Paolo Sorrentino, ha incontrato il pubblico della Festa del Cinema, ricordando con particolare affetto l’incontro con Fellini. Lolita di Kubrick, Viale del tramonto di Billy Wilder, 8 ½ sono le tre opere cinematografiche che il regista americano ha usato per raccontarsi ancora più profondamente
Presentato alla Festa di Roma il documentario Ma l’amore c’entra?, dove la regista ha raccolto le testimonianze di tre uomini che hanno picchiato le mogli e che ora sono impegnati in un percorso terapeutico. Un documento di forte attualità che getta luce sulle radici antropologiche del femminicidio