Maya Sansa: “Il Misantropo c’est moi”

L'attrice è interprete, insieme a Fabrice Luchini e Lambert Wilson, di "Molière in bicicletta", la commedia campione d'incassi in Francia che in Italia uscirà con Teodora il 12 dicembre


TORINO – Una commedia intelligente e raffinata che ha portato un milione e mezzo di spettatori nelle sale francesi e avvicinato molti giovani al teatro classico, Alcèste à Bicyclette di Philippe Le Guay è a Torino nella sezione EuroPop, dove trovano spazio alcuni campioni d’incassi europei. “Non so dire quale sia il segreto di questo successo, come di qualsiasi altro – ci spiega il regista – ma penso che la leggerezza, il ritmo e la presenza di un duello di attori bravissimi abbiano giocato un ruolo, oltre al desiderio di autenticità e sincerità che è alla base del personaggio di Alceste e che è piaciuto alle nuove generazioni”. In Italia il film uscirà il prossimo 12 dicembre distribuito da Teodora con un titolo diverso, Molière in bicicletta. “Un titolo forse più adatto a non spaventare il pubblico delle periferie, come lo chiamiamo noi”, riflette Lambert Wilson, interprete della pellicola insieme a Fabrice Luchini e Maya Sansa. Luchini (l’unico che non è venuto a Torino) è Serge, un grande attore che ha abbandonato le scene in seguito al tradimento di un caro amico e a una tremenda depressione per vivere in perfetta solitudine in una casetta sull’Île de Ré. Passa le sue giornate a dipingere nudi e si rifiuta persino di allacciare il pozzo nero alle fogne, nonostante il cattivo odore, come a sottolineare il suo sdegnoso orgoglio di eremita. Ma un giorno fa irruzione nel suo isolamento Gauthier, amico di vecchia data, attore mediocre ma bell’uomo che ha avuto un enorme successo con una serie televisiva in cui interpreta un attraente neurochirurgo, il dottor Morange. Gauthier ambisce a calcare le tavole del palcoscenico e ha pensato proprio al Misantropo di Molière e proprio a Serge. L’amico è scettico e scorbutico, ma accetta di passare qualche giorno insieme a Gauthier (chi non ha bisogno di un po’ di compagnia?) a provare il testo, quei magnifici versi alessandrini che del resto conosce a memoria: i due si alternano nei ruoli principali, quello di Alceste, il misantropo che dice a tutti la verità a costo di essere urticante, e quello di Filinto, gentile e affabile con tutti ma in sostanza ipocrita. Frattanto i due attori si imbattono in una giovane donna italiana, Francesca, che sta divorziando dal marito e cerca di vendere la sua casa sull’isola.

 Racconta Le Guay che l’idea iniziale del film gli è venuta una volta che era andato a trovare Luchini sull’Île de Ré per portargli in copione del suo film precedente, Le donne del 6° piano, cercando di convincerlo ad accettare il ruolo, e l’aveva trovato più o meno nella situazione di Serge. “Quando iniziò a declamarmi Il misantropo, recitando splendidamente i due ruoli principali, la storia del film si è materializzata davanti ai miei occhi”. Interviene Lambert Wilson, che parla un italiano praticamente perfetto e che presto vedremo in Vinodentro di Ferdinando Vicentini Orgnani accanto a Giovanna Mezzogiorno: “Di che cosa parla questo film? È la storia di una vendetta, di una trappola che scatta attorno a colui che viene a proporre al misantropo qualcosa di bello. Una vendetta per invidia, per frustrazione. Il fatto che i protagonisti siano due attori per me non è essenziale, viene dopo, anche se certamente questa vicenda mette noi attori davanti a uno specchio in cui possiamo vedere tutte le nostre debolezze”. Per ridicolizzarli (sua la battuta: “Non mi piacciono gli attori, sono tutti narcisi”), il regista ha scelto una donna italiana, “perché volevo che non fosse sensibile alla popolarità dei due attori francesi, anzi piuttosto indifferente a questo aspetto, e poi avevo trovato interessante, quando ho fatto Le donne del 6° piano, mettere a confronto la recitazione francese e quella di un’altra cultura, in quel caso quella spagnola”. Maya Sansa, che ha girato questo film subito dopo Bella addormentata di Marco Bellocchio, riflette sul suo posto all’interno della pièce. “All’inizio pensavo di dover incarnare in qualche modo Célimène, la donna di cui Alceste è innamorato nel testo di Molière. Ma poi ho capito che Francesca condivide piuttosto il carattere di Alceste, nel senso che dice quello che pensa quando lo pensa, anche magari sbagliando. Rappresenta insomma un’onestà intellettuale che può anche sembrare durezza o antipatia”. Per l’attrice, che si divide tra l’Italia e la Francia, “noi italiani siamo molto amati oltralpe, anche se noi, per insicurezza, abbiamo la sensazione che i nostri problemi politici e sociali influenzino negativamente il punto di vista degli stranieri. Ma la nostra allegria, l’eleganza e la spontaneità sono apprezzate”. Mentre sul sistema cinema francese aggiunge: “E’ un sistema che funziona e che tutela gli attori, almeno quelli che lavorano abbastanza da aver accesso al sussidio e questo è un fatto unico”. Aggiunge Le Guay: “In Francia sostanzialmente abbiamo il miglior pubblico al mondo. I bravi registi ci sono anche in Italia, ma da noi le sale sono piene e i francesi si accalorano per i film, il cinema fa parte della nostra vita economica e culturale e il governo difende l’industria”. Intanto anticipa che il suo prossimo film, Florida, sarà la storia di un padre anziano che viene accudito amorevolmente da una figlia ma stravede per l’altra, che vive a Miami e non si fa vedere mai, anzi neanche telefona. “Il tema, l’avrete capito, è l’ingiustizia”. 

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