Una madre di famiglia, ultratrentenne, viene incarcerata per avere avuto una relazione con un compagno di scuola del figlio, appena 13enne. Una storia da film, senza dubbio. May December non è quel film, anche se in un certo senso lo contiene. Il nuovo lungometraggio di Todd Haynes, in concorso al 76mo Festival di Cannes, ci racconta questa vicenda lontano dal suo apice drammatico, oltre vent’anni dopo, quando la matura Gracie (Julianne Moore) e il 36enne Joe (Charles Melton) sono ormai sposati e hanno due figli in età da diploma. Il loro apparentemente stabile equilibrio familiare viene interrotto da Elizabeth Berry (Natalie Portman), una popolare attrice televisiva che interpreterà Gracie nel film sulla storia che tanto scalpore suscitò anni prima. Elizabeth, che vuole studiare da vicino la donna che dovrà interpretare, viene accolta senza remore nella famiglia, ma la sua “ricerca della verità” avrà delle inevitabili conseguenze.
Per affrontare questo raffinato dramma scritto da Samy Burch, Haynes si è rivolto alla sua attrice feticcio Julianne Moore (è il quinto ruolo che le affida) e a Natalie Portman. Due interpreti che da sole vantano 6 candidature agli Oscar e 2 statuette, e a cui il regista si affida completamente per “riempire le inquadrature” con il loro indiscutibile talento. Al loro fianco Charles Melton tiene botta, riuscendo a vestire il ruolo forse più difficile, quello di un giovane uomo che è stato catapultato improvvisamente nell’età adulta e che si deve confrontare con due figli che stanno affrontando un’esperienza di cui lui è stato privato: l’adolescenza. Non a caso, il suo personaggio viene accostato a quello delle farfalle – che alleva come hobby -, creature che maturano improvvisamente, uscendo dal loro bozzolo.
“Il mio è un personaggio che trasgredisce. – dichiara Julianne Moore – Una differenza d’età è una cosa, una relazione tra un adulto e un ragazzino è qualcosa di completamente diverso. E la sua trasgressione è così enorme perché lei è triste della sua idea di femminilità. Per questo è così complicato e intrigante per me. Ma quando è inappropriata una differenza d’età? Lo è quando due persone sono in due diverse fasi della crescita. Se diciamo che qualcosa è inappropriata è perché noi mettiamo dei confini. Il motivo per cui questo film viene percepito così pericoloso è perché non sappiamo dove sono i confini degli altri. Quando qualcuno trasgredisce un confine sociale o emotivo, non ci sentiamo più al sicuro”.
Nella sua semplicità formale – il film è stato girato agilmente in soli 23 giorni – May December (titolo che si riferisce a un modo di dire americano che indica il rapporto tra due persone di diversa età) nasconde molteplici chiavi di lettura, che emergono sfruttando la sottile ironia che permea l’intera opera. In primis il tema dell’identità, con Elizabeth che scava nel mondo e nell’intimità di Gracie taccuino alla mano, come una reporter, non solo cercando ossessivamente l’autenticità, ma forzandola sotto il suo giogo. “Questo film – dichiara il regista – è un’opportunità per guardare verso noi stessi e magari trovare una disparità tra la nostra cultura e il nostro desiderio”.
Hayes piega le complesse dinamiche metanarrative del suo racconto attraverso un continuo riferimento agli specchi, e sfruttando una colonna sonora dal forte carattere che fin dalle prime immagini indirizza il tono del film e che, non a caso, è stata scelta con largo anticipo e fatta sentire direttamente sul set, per guidare le interpretazioni degli attori. Evidentemente il metodo ha funzionato, regalando al pubblico di Cannes delle prestazioni attoriali memorabili, con le dive Moore e Portman che oscillano tra la complicità e l’antagonismo, la passivo-aggressività e il narcisismo, in una sofisticata opera di reciproca rappresentazione.
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