Maura Delpero: “Il cinema è la mia felice condanna”

Abbiamo incontrato la regista di 'Vermiglio' il giorno dopo la serata di premiazione in cui ha ricevuto il Gran Premio Della Giuria a Venezia 81


VENEZIA – Sono passate poche ore dalla serata che cambierà per sempre la vita di Maura Delpero, quella in cui ha vinto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria di Venezia 81 con il suo Vermiglio. La incontriamo davanti a un caffè, stanca ma con negli occhi la consapevolezza che da ora in poi sarà tutto diverso. Un’occasione per tornare indietro e scoprire un po’ di più riguardo la strada che l’ha portata fino a qui, un percorso unico del suo genere che ha come capisaldi tanti luoghi che iniziano per B – Bolzano, Bologna, il Bangladesh e, infine, Buenos Aires – e che l’hanno resa una cittadina del mondo, capace di parlare fluentemente cinque lingue.

“Sono nata a Bolzano e mi sono formata a Bologna, città di grande fruizione, ma di poca produzione. – racconta la regista – Venivo da una città dove non c’erano sale e sono arrivata in una città dove c’è una cineteca meravigliosa: sono diventata bulimica di cinema, ma a livello professionale è entrato tardi nella mia vita. Ho insegnato per tanti anni. La sensazione era che mancasse qualcosa. Sentivo la necessità di creare ed esprimermi creativamente, ma non sapevo in che modo. Poi c’è stata l’occasione di accompagnare un amico regista che girava un documentario in Bangladesh. Lì ho sentito chiaramente che era quello che stavo cercando. Avevo circa 28 anni ed è iniziato il mio percorso di formazione, democratico, da autodidatta, in cui ho scoperto sbagliando. Buenos Aires è la mia seconda casa, dove vivo da tanti anni. È stata una scelta personale senza una motivazione, uno di quegli amori che non ti spieghi, come il cinema”.

Dopo una prima parte di carriera da documentarista, Delpero si è buttata sulla finzione, prima con Maternal e ora con Vermiglio, sua opera seconda. Eppure non ha mai abbandonato un approccio che mette la realtà delle cose davanti a tutto. “Ho scelto il documentario perché ho un forte amore per la realtà, inoltre ti offre un’accessibilità maggiore. -spiega – Molto del cinema contemporaneo interessante viene da quel mondo. Persone che non erano destinate a questo mestiere, ma che avevano un grande desiderio e hanno avuto accesso all’industria sperimentando e inventando. Studio molto, sto molto attenta al rigore filologico. A Vermiglio non si parla italiano neanche oggi, figuriamoci nel 1944. Sarebbe sato un falso storico non usare il dialetto, nel cinema si fanno forzature, ma io volevo offrire u viaggio nello spazio e nel tempo”.

Ambientato nel 1944, sul finire della seconda guerra mondiale, il film è ispirato in parte alla biografia dell’autrice, in particolare per un ruolo che nel film è interpretato da Tommaso Ragno: “La figura del maestro si ispira a mio nonno, una figura che stride, una persona strana che proveniva da questo mondo contadino ma con un estro che non si capisce da dove venisse e che lo portava ad essere curiosissimo intellettualmente. Il maestro era una figura di riferimento, una specie di sindaco, di autorità. Era una persona avanti con i tempi e, al tempo stesso, rappresentante dei suoi tempi. La sua non è una pedagogia contemporanea, ma non era il sussidiario dell’epoca fascista. Con la sua generosità è stato come un padre per gli orfani di guerra”.

Ora arriverà la sfida più grande, quella del botteghino. Quello di Maura Delpero non è certamente un cinema “facile” per il grande pubblico: “Non ho coscienza di quanto sia difficile il mio cinema perché rispecchia ma mia sensibilità di spettatrice e di persona. Non c’è filtro, non c’è distanza.  Ho una grande fiducia nello spettatore. Ce ne sono tati che vogliono essere attenti e attivi. Senza demonizzare l’intrattenimento, io cerco nel cinema quello che cerco nella letteratura e nella pittura. Non vado al cinema per essere presa per mano, voglio sentire che dall’altra parte c’è un autore. Non a caso questo è un festival di Arte Cinematografica”.

Dopo un film costato appena quattro milioni di euro, questo premio forse le darà una maggiore libertà creativa e artistica? “Il cinema non è mai libero, se volessi un’arte libera ne dovrei scegliere un’altra. C’è un limite che è principalmente produttivo. Il controllo assoluto ci sfugge, ci vuole una flessibilità continua. Ho sempre dovuto tagliare scene, cambiare qualcosa sul set: è tutto un imprevisto. Un’arte di difficile gestione, ma che voglio continuare a fare. Questo lavoro è una felice condanna: è la mia vita. Mi vengono chiesti lavori su commissioni, alcuni li ho già rifiutati, ma non escludo nulla. Ho solo 24 ore e una vita corta: vorrei fare le cose che mi interessano. Difficilmente accetterò di fare cose che sono lontane da me, sono un po’ una rompiscatole”.

Quella di Vermiglio è stata un’impresa speciale anche perché Delpero aveva appena dato alla luce la sua prima figlia. Un’occasione che le permette di fare un ragionamento sul ruolo della donna nell’industria cinematografica: “Fare un film con una bambina piccola che allattavo durante le riprese è stato psico-fisicamente durissimo. Ci vorrebbe uno scatto della società in termini di responsabilità, un pensiero su come non lasciare sole le donne. È un problema che mi sono sempre posta, perché non ho mai avuti esempi femminili: il mio era visto come un lavoro maschile che ti chiedeva di rinunciare alla famiglia. Una giovane aspirante regista adesso sa dove guardare, ha degli esempi virtuosi. Sono ottimista, spero che arriverà il momento in cui non parleremo più di punto di vista femminile e andremo verso una vera democratizzazione del sistema cinema”.

In vista dell’uscita nelle sale del 19 settembre, la regista è attesa a Toronto, per il primo di tanti festival in giro per il mondo. Un film che guarderanno – e ameranno – in tanti come ha confermato uno dei membri più illustri della Giuria presieduta da Isabelle Huppert. “Ho incontrato brevemente Giuseppe Tornatore, che mi ha detto che il mio è un film internazionale, lo hanno capito tutti. Questa è una cosa che mi rende contenta” ha concluso la regista.

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