Matthew McConaughey dall’action all’Academy

Arriva in sala il 30 gennaio con Good Films, in 150 copie, l’atteso Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, in corsa per l'Oscar


Arriva in sala il 30 gennaio con Good Films, in 150 copie, l’atteso Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, candidato agli Oscar e interpretato intensamente da Matthew McConaughey, che è oggi a Roma per presentare il film. Tratto da una storia vera, il film si ambienta in Texas nel 1986. Al rude cowboy Ron Woodroof (McConaughey), viene diagnosticato il virus dell’HIV. Omofobo e con un passato da tossicodipendente, Woodrof non accetta inizialmente la sua condizione, e inizia poi a curarsi seguendo un percorso di medicina alternativa che gli allunga la vita, rispetto ai pochi giorni che gli avevano dato, di quasi quindici anni. . La cura che Ron segue diverrà nota a molte imprese che lo condanneranno e lo minacceranno per fargli abbandonare i suoi studi che infastidiscono le farmacie dello stato. Al Festival di Roma dove il film è stato acclamato lo scorso novembre, McConaughey non c’era e a presentarlo era stato mandato avanti l’egualmente bravo co-protagonista Jared Leto, che nella pellicola interpreta un transessuale. Oggi l’attore recupera, sollevando molti temi in una sala gremita e propensa all’applauso.

“La sceneggiatura che girava da venti anni –dice l’attore – e che è stata rifiutata ben 137 volte. Quattro anni fa sembrava ci fossero finalmente i finanziatori. Ma poi, di anno in anno, le cose erano rimandate e i soldi sparivano, ma noi non abbiamo mai mollato, questa è stata la nostra forza. Quando qualcuno decide di investire in un film e legge una sceneggiatura che parla di un film d’epoca e anche poi di un dramma sull’HIV con protagonista un eroe omofobo, pensa subito che i soldi non li vedrà mai più. Alla fine – spiega l’interprete protagonista anche di un cameo in The Wolf of Wall Street di Scorsese, altro illustre candidato per l’Academy – quando io ero già dimagrito 23 chili, sono arrivati davvero i soldi e l’abbiamo fatto. Ho dovuto rappresentare la rabbia di Ron in tutte le sue sfumature, da diverse angolature. Ho perso peso con una precisione maniacale. Ha consultato medici che hanno stabilito che avrei dovuto perdere un chilo e mezzo a settimana. Per riuscire in questo obiettivo – aggiunge – non sono mai uscito di casa e ho fatto una vita da eremita. Ma la cosa più straordinaria è stata che quanto più perdevo di energie dal collo in giù, ne guadagnavo dal collo in su. Una cosa che ho notato anche accadere a un mio amico malato di cancro che era diventato lucidissimo e sembrava sempre di più come un uccellino nel nido”.

McConaughey viene dal cinema di genere, e solo recentemente ha iniziato ad ottenere ruoli che gli permettessero di esprimere tutto il suo potenziale: “Mi sono voluto ricalibrare, è stata una scelta. Con mia moglie ci siamo detti che c’erano un po’ di soldi da parte e potevo permettermi di cercare ruoli che mi mettessero alla prova e mi facessero mancare il terreno sotto i piedi. Non arrivava niente e nel frattempo è nato il nostro primo figlio. Mi sono dovuto togliere di dosso il mio marchio e le cose sono ritornate a girare. Finalmente mi vedevano come ‘una buona idea’. Dal personaggio di Ron ho imparato una cosa: se vuoi davvero qualcosa, pensaci da solo. Lui ha messo il riflettore su certe cose. La medicina e il business si incontrano in zone grigie”. Apprezzato anche dalla comunità gay, il film porterà McConaughey a competere per l’Oscar, dopo aver vinto il Golden Globe: “Non vivo di aspettative – dice – Però ieri ho incontrato Sorrentino e gli ho detto ‘dai, ci vediamo là. Anche se a dirla tutta,  La grande bellezza ancora non l’ho visto”.

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28 Gennaio 2014

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