Valerio Mastandrea è il primo testimonial della nuova collaborazione tra i cinema di Roma Piccolo America Occupato, Nuovo Sacher, Alcazar e la Cineteca di Bologna, mirata alla valorizzazione del patrimonio cinematografico, legata al progetto di distribuzione dei classici restaurati nelle sale italiane, Il Cinema Ritrovato. Al Cinema, promosso dalla stessa Cineteca di Bologna.
Martedì 11 novembre, alle ore 21, Valerio Mastandrea sarà al Cinema Alcazar di Roma (via Cardinale Merry del Val, 14) per introdurre la proiezione del restauro di Rebel Without a Cause-Gioventù bruciata, film con il quale Nicholas Ray immortalò nel 1955 il mito di James Dean, icona del Novecento e simbolo del ribellismo giovanile.
Rebel Without a Cause-Gioventù bruciata – al Cinema Alcazar tutti i lunedì e martedì di novembre – è distribuito in versione originale inglese con sottotitoli italiani, nel restauro realizzato da Warner Bros. in collaborazione con The Film Foundation di Martin Scorsese grazie al contributo di Gucci.
Realizzato nel 1955, Gioventù bruciata è il secondo film interpretato da James Dean, dopo La valle dell’Eden, realizzato da Elia Kazan sempre nel 1955, e seguito dall’ultimo Il gigante, diretto da George Stevens e uscito postumo nel 1956: una carriera subito esplosa e conclusa quindici mesi dopo dall’incidente stradale del 30 settembre 1955.
Nato tra le perplessità del produttore Geoffrey Shurlock, per il suo contenuto violento e per la carica sessuale di alcune scene (vedremo che anche in Italia la censura si occuperà proprio di questi due aspetti, chiedendo il taglio di alcune sequenze e vietandolo ai minori di 16 anni), il film divenne in realtà immediatamente – dopo la visione del primo girato, stando alla testimonianza dello stesso Nicholas Ray – un titolo di punta della Warner.
Il girato in bianco e nero – così il film era originariamente pensato – venne buttato, per passare al colore: nacque allora il mitico rosso della giacca di James Dean, rossa come il cappotto di Natalie Wood, quando si trova al commissariato.
Un passaggio importante, quello al colore, al pari del grande formato, capace di dare “verità eterna” al film, come ha scritto Peter von Bagh, proprio in occasione dell’anteprima del restauro alla XXVIII edizione del Cinema Ritrovato: “Il film traeva la propria verosimiglianza dalla ricerca antropologica, sempre cara a Nicholas Ray. Ma non avrebbe potuto conquistare il rango di verità eterna senza il CinemaScope (nel glorioso formato 2.55:1) e il colore”.
“Nessun altro film – prosegue Peter von Bagh – seppe addentrarsi così tanto nella tematica della gioventù moderna, fatta di creature fragili, tormentate e disorientate sulla soglia dell’età adulta. Il saggio del dottor Robert Lindner da cui fu tratto il film era sepolto negli archivi della Warner dal 1946 e fu ripescato proprio quando la tematica giovanile si stava facendo scottante”.
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