Tra il Codice da Vinci e la Passione di Mel Gibson, c’è un terzo incomodo: il Vangelo secondo Abel Ferrara. Mary, film italiano del regista newyorkese in concorso alla Mostra, è un ulteriore passo avanti nell’accidentato percorso “mistico” del cineasta americano che vive ormai a Roma, a due passi dal Papa, come si diverte a dire. Film nel film come Snake Eyes, film sul pentimento e la redenzione come Il cattivo tenente, è la storia di un’attrice (Juliette Binoche) che viene sconvolta dal suo incontro con Maria Maddalena e decide di lasciare tutto per recarsi a Gerusalemme; di un regista di raro cinismo, contestato dai fondamentalisti ultracattolici (Matthew Modine); di un anchor man televisivo (Forest Whitaker) che rischia di perdere il figlioletto appena nato e vive una profonda crisi personale. ”Il progetto – giura il regista – nasce quattro o cinque anni fa, prima della Passione di Gibson, che in fondo è Passione del dollaro più che di Cristo. Ma almeno il suo successo ha reso possibile finanziare un film religioso, mentre prima nessuno ne voleva sapere”.
Prendendo spunto dai Vangeli apocrifi e da Pasolini, ma anche da L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese, Ferrara è riuscito a mettere insieme col suo innegabile carisma (e nonostante qualche incidente di percorso legale per inadenpienze contrattuali) circa due milioni di euro grazie a un gruppo di imprenditori italiani cui si è unito Fernando Sulichin, suo complice da molti anni. “Mary è un prodotto collettivo”, insiste. Tra i suoi collaboratori Stefania Rocca nel piccolo ruolo di una producer televisiva, il montatore Fabio Nunziata. Forte il contributo di Juliette Binoche, che aveva già incrociato la figura carismatica di Maria Maddalena, secondo molti il tredicesimo apostolo e forse colei che più d’ogni altro poteva ereditare il messaggio di Cristo, per un progetto mai realizzato di Jean-Yves Leloup. Mentre Whitaker viene da una famiglia di credenti, suo padre e suo nonno erano pastori battisti. Ferrara ha avuto un’educazione cattolica, se ne è allontanato, ha trovato una sua fede personale: “Il mio rapporto con la religione cambia ogni giorno, ma quello che so è che è portatrice di domande fondamentali: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”. Non teme reazioni negative del clero. ”Il nuovo Papa è un intellettuale e sicuramente capirà che il mio scopo è cercare la verità. Da oggi Mary è di dominio pubblico e io sono aperto al dibattito con chiunque, potrei anche andare a Porta a Porta”. Neppure teme polemiche politiche. “Il film ha certamente una connotazione politica, perché Gesù era un rivoluzionario, perché l’ultima cena è stata un gesto politico, perché Gerusalemme era in guerra contro i Romani, allora, ed è oggi insanguinata dalla violenza, che mostro con le immagini di repertorio”. Del resto, dice, gli piacerebbe fare un film sui kamikaze. “Dopo l’11 settembre sembrava che non valesse più la pena fare dei film importanti, poi per fortuna siamo tornati a porci domande fondamentali”. Mary sarà distribuito in Francia a Natale e uscirà in Italia con Mikado, che l’ha acquistato qui al festival.
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