Marx, Freud e l’Unione Sovietica

Secondo evento con musica dal vivo alla 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, mercoledì 9 ottobre è in programma il capolavoro sovietico Oblomok imperii


PORDENONE Secondo evento con musica dal vivo alla 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto, mercoledì 9 ottobre alle 20.30 è in programma il capolavoro sovietico Oblomok imperii (Un frammento d’impero, 1929). Il film racconta di un soldato che, dopo aver subito uno shock durante la prima guerra mondiale, si “sveglia” dieci anni dopo in un paese che non è più la Russia ma l’Unione Sovietica. Il regista, Fridrikh Ermler, è stato uno dei rappresentanti di punta del cinema sovietico, aderendo in pieno ai dettami del realismo socialista, proponendo tuttavia uno stile originale e articolato, particolarmente attento alla complessità dell’esistenza umana, materia principale della sua opera. Contro la dittatura del montaggio, Ermler propone un cinema di attori e personaggi, cercando di trovare una sintesi tra la grande scuola sovietica e una recitazione in stile Actors Studio. Ermler era certamente un “artista di partito” e un convinto comunista, consapevole che se anche non era tutto perfetto, era comunque necessario assecondare il corso degli eventi. Era anche un grande ammiratore di Freud e la celebre sequenza in cui il protagonista (Fiodor Nikitin) ritrova la memoria si presta a una chiara lettura psicanalitica. Ancora più celebre è un’altra sequenza del film, quella di un crocefisso sul campo di battaglia con il volto di Cristo coperto da una maschera antigas, citazione di uno scandaloso disegno antimilitarista di George Grosz, esponente di punta dell’espressionismo tedesco e del movimento Nuova oggettività. Questa sequenza fu tagliata nelle versioni uscite in molti paesi e anche in Unione Sovietica Oblomok imperii fu distribuito in una versione semplificata destinata al pubblico delle campagne che non si riteneva potesse comprendere un linguaggio e un impianto narrativo così complesso. Per questo e per altri motivi la versione presentata alle Giornate è un autentico evento, perché oltre al ripristino delle scene tagliate, sono state recuperato anche le didascalie originali dalle dimensioni e dalla geometria continuamente cangianti: un restauro che ha visto l’impegno dell’EYE Filmmuseum di Amsterdam, San Francisco Silent Film Festival, Gosfilmofond e Cinémathèque Suisse. La serata al Teatro Verdi riveste un’importanza eccezionale anche sotto il profilo musicale per l’esecuzione della partitura originale di Vladimir Deshevov, un compositore sovietico oggi un po’ dimenticato la cui fama invece all’epoca non era inferiore a quella di Shostakovich o di Prokofiev. A pieno titolo, la partitura di Deshevov per Oblomok imperii – ritrovata recentemente e che a Pordenone avrà la sua prima internazionale – risulta uno degli esempi più alti e riusciti del rapporto cinema e musica. Protagonista della serata l’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Günter Buchwald.

Nella giornata di mercoledì (ore 14.30) viene replicato Duck Soup con Stanlio e Ollio, che ha entusiasmato il pubblico. La comica è integrata da un filmato amatoriale girato in occasione di una tournée che Laurel e Hardy, accompagnati dalle rispettive mogli, effettuarono in Gran Bretagna e che costituì un omaggio che Stan Laurel volle tributare al mondo dal quale proveniva. Agli inizi del secolo scorso, fino alla prima metà degli anni ’10, erano proprio gli sketch più popolari del music hall a essere adattati per lo schermo, talvolta anche con strascichi legali, come nel caso di Au Music-Hall, in cui Max Linder anticipa la versione cinematografica di un numero che Chaplin aveva prima portato sul palcoscenico. Un altro famoso numero di music hall, scritto dal padre di Stan Laurel con la collaborazione del figlio fu portato al cinema dalla coppia austriaca Cocl (Rudolf Walter) & Seff (Josef Holub) in Cocl als Hausherr. La loro comicità si colloca nella tradizione dei tramp clown (clown vagabondi) e il loro contrastante aspetto fisico, Cocl tozzo e tarchiato, Seff una specie di gufo secco e occhialuto, non può non far pensare a un’anticipazione della più famosa coppia di Stanlio e Ollio.

Nella sezione su William S. Hart (ore 10.15) spiccano The Man from Nowhere in cui l’apparizione di Hart richiama alla memoria il personaggio di Clint Eastwood in Lo straniero senza nome e le sequenze del deserto sembrano anticipare in maniera straordinaria il finale di Greed di von Stroheim; e A Wolf Lowry, con “esaltanti sparatorie, una storia d’amore, vaste distese di paesaggio e lo spirito di sacrificio del personaggio principale”, che sono i marchi di fabbrica di tutto il cinema di Hart.

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08 Ottobre 2019

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