“Io e Alessio siamo due papà separati, quindi ci è venuto spontaneo raccontare questa storia dal punto di vista di un padre, un aspetto di cui si parla sempre troppo poco”, racconta Fabrizio Moro, co-autore e co-regista di Martedì e Venerdì, dopo Ghiaccio (2022) la sua opera seconda, anche questa scritta e girata con Alessio De Leonardis. “In questo periodo storico, giustamente, siamo abituati a parlare spesso di quanto la donna debba essere tutelata da un sistema che ancora, purtroppo, dobbiamo definire patriarcale: ma la nostra non è una gara tra uomini e donne, o tra papà e mamme”, continua Moro. “Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare con il nostro lavoro un equilibrio economico e non solo con le nostre compagne e con i nostri bambini, ma ci sono dei papà che conosco personalmente che vanno a mangiare alla Caritas, e si trovano di fronte a muri insormontabili”.
A differenza di Ghiaccio, stavolta all’orizzonte non sembra esserci un riscatto per Marino, il protagonista. O quantomeno scegliete di lasciarne la speranza allo spettatore.
“Martedì e Venerdì racconta la storia di un padre che cerca di stare a galla, con una metafora anche visiva che si ripete nel film”, spiega De Leonardis – “ma purtroppo ‘sbaglia’ le misure dei braccioli, quindi piano piano va a fondo. Io credo che questo film una speranza la porti, o almeno è quel che mi auguro. Quella che sì, è vero che si sbaglia, ma è vero anche che si può riparare a un errore. Marino (Edoardo Pesce) sbaglia per l’errore che ha fatto e probabilmente è pronto per una vita diversa. Ma mi piace che questa storia lasci aperta la possibilità di riflettere su questo”.
“Secondo me invece il ‘riscatto’ dovrebbe arrivare alle persone che si trovano in quella condizione e guardano il film”, ci tiene a precisare Moro. Il messaggio principale del nostro racconto è che tra il papà e la mamma che si separano non si deve fare la guerra. Infatti non abbiamo dipinto Simona, la mamma (Rosa Diletta Rossi) come una rompiscatole che vuole i soldi per forza, ma semplicemente come una donna esausta, che non ce la fa più. Quando non si trova un equilibrio tra i due, quello che ci rimette è il bambino”.
“La cosa per me fondamentale, che spero emerga nel film, è che a un bambino bisogna sempre dire la verità”, aggiunge De Leonardis. Se mamma e papà si stanno separando non bisogna mentire. Si prepara un bambino a una vita diversa, che non necessariamente sarà più brutta. Una volta la separazione era un tabù, ma per fortuna c’è un’evoluzione anche in questo, e anche i rapporti possono avere la fortuna di evolversi: anche una separazione può essere un’evoluzione, perché no?”
Nel film c’è poi il tema ricorrente del tempo.
“Marino è un uomo che non dà importanza al tempo, e a causa di questo perde tutto: perde sua moglie, suo fratello, sta perdendo sua figlia”, continua Moro. “Perché ha sempre rimandato tutto a domani, a partire dalle bollette, finché non è costretto a prendersi la responsabilità di tutto il tempo che ha perso”.
Per lei (Fabrizio Moro, ndr) che è sempre stato un ‘frontman’ su tanti palchi, due volte vincitore a Sanremo… come si sta dall’altra parte della telecamera?
“Ne avevo bisogno, perché nonostante faccia tante cose io sono uno che si annoia. Era un momento in cui io alla musica avevo dato tanto e la musica aveva dato tanto a me. Un momento in cui lo stress è stato talmente forte che non ho più sopportato l’esposizione in prima linea. Stare dietro alla macchina da presa invece mi ha dato modo di dare più attenzione a Fabrizio, prima ancora che a Fabrizio Moro, ed esprimere la mia interiorità senza caos. Il mondo del mainstream musicale è un mondo pieno di caos, mentre il cinema è un’altra cosa”.
E com’è il lavoro sulla colonna sonora di un film che si è anche diretto?
“Faticosissimo, proprio a livello temporale. Noi abbiamo anzitutto scritto e diretto il film, e io l’ho anche musicato! Però mi sono organizzato portando un mini-studio sul set, e quando vedo le scene, mentre magari Alessio parla col direttore della fotografia, io sto lì e compongo la musica, in tempo reale. E magari la registro sul telefonino e la faccio ascoltare agli attori, che ne traggono ispirazione”.
Il vostro rapporto di autori sembra già cresciuto, al punto da essere riconoscibili come stile.
“Questa è una cosa molto bella, che ci siamo detti anche da soli qualche giorno fa, quando abbiamo visto l’ultima versione finita del film”, confessa De Leonardis. “Il fatto che si intuisca che sia la nostra ‘mano’, la stessa che ha scritto e girato Ghiaccio. È sempre difficile gestire un rapporto di lavoro tra due amici, quali noi siamo prima di tutto. Il nostro primo film è stato quasi un azzardo, ed è andato bene, ci siamo divertiti. In questa seconda prova che era quella più complicata sia per l’argomento trattato che per il tentativo di mantenere o superare il livello, ci siamo dovuti un po’ organizzare: ognuno si è preso la responsabilità di una cosa o di un’altra, cercando di non sovrapporci mai, comunque decidendo insieme tutto. Un lavoro fatto con tanta emozione e tanta fatica”.
Edoardo Pesce: come restituire al meglio l’impatto emotivo del padre separato, Marino.
“Mi ha aiutato moltissimo la sceneggiatura di chi – si sente nella scrittura – ha vissuto esperienze simili, oltretutto sia Alessio che Fabrizio hanno bambine dell’età di Claudia (Aurora Menenti)”, racconta l’attore. “Io non sono un padre e mi ha fatto molto piacere provare ad esserlo, ho cercato di descrivere un personaggio buono, un po’ bambinone, che non si prende le sue responsabilità. Un uomo normale, un lavoratore che ha un rapporto con le tasse un po’ ‘anni ‘80’, quando se facevi ‘il nero’ nessuno ti scopriva… poi però è costretto a vendere l’officina, proprio mentre arriva la doccia fredda della separazione”.
Rosa Diletta Rossi è Simona, una donna forte che deve fare una scelta.
“Sì, il punto di vista di Simona è quello della persona con più responsabilità, che da questo fa scaturire questa separazione, questa distanza”, spiega Rossi. “Lo fa nella prospettiva di migliorare non solo la sua condizione di vita, ma anche quella di sua figlia, perché vivere una condizione di conflittualità costante non è certo un bene per i figli. E allo stesso tempo la cosa che emerge è un rapporto familiare comunque solido, di grande rispetto e dignità. In questo la scrittura ha aiutato anche me tantissimo. Chiaramente Simona soffre moltissimo perché sa di essere l’artefice della scelta di questo allontanamento, la incontriamo in un momento in cui è molto stanca, ma ‘tiene botta’.
Una donna che soffre ma riesce a pretendere rispetto: per le regole, per lei, e per sua figlia.
“È un’assunzione di responsabilità di cui si è caricata sempre, e forse ha deciso che quello è il momento in cui anche il marito debba farsene carico, se non come marito almeno come padre deve fare un passo in avanti con la figlia”, aggiunge l’attrice. “È molto spaventata ma anche molto fiduciosa, perché sa che il legame del papà con la bambina è molto forte, che può crescere e diventare qualcosa di speciale. E in fondo lei vuole molto bene a Marino, c’è molta nostalgia in questo film”.
Come vi siete trovati a lavorare con questa coppia di registi.
“Molto bene, io avevo visto Ghiaccio e mi era piaciuto molto”, continua Pesce. “Alessio lo conoscevo già, lui ha fatto molti film da aiuto regista, grande esperienza di set, dove sa far stare bene tutti. Mentre Fabrizio è come fosse uno spettatore attento del film, con lo sguardo di uno spettatore che si vuole emozionare, ma che sa anche dare le indicazioni giuste agli attori. Insomma, un’accoppiata che funziona molto, un bello scambio”.
Il vostro rapporto con l’attrice più giovane, Aurora Menenti.
“Splendido, Aurora oltre ad essere un’attrice già ‘navigata’ è molto coscienziosa e allo stesso tempo è estremamente simpatica e intelligente, ha il gusto vero di stare sul set”, svela Rossi. “E poi ci ha fatto ridere tanto, è davvero forte”, chiosa ‘papà’ Edoardo Pesce.
Martedì e Venerdì è prodotto da Francesca Verdini ed è una produzione La Casa Rossa con Rai Cinema in coproduzione con RS Productions e Pepito Produzioni. Esce nei cinema il 22 febbraio, distribuito da Medusa.
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