Marcorè in Francia in fuga da Silvio


FIRENZE – Detesta Berlusconi, si rifiuta, per protesta, di parlare l’italiano e di uscire di casa. Dal ’94 – data non casuale -si è trasferito in Francia dove cerca goffamente di farsi accettare come “rifugiato politico”. E’ Crampone, il buffo personaggio interpretato da Neri Marcorè nella commedia malinconica Tous les soleils di Philippe Claudel, dove affianca un altro italiano, Stefano Accorsi. “Il regista aveva bisogno di un attore bello e di uno meno bello – scherza Marcorè – Per il ruolo del meno bello ha scelto Accorsi”. Il film, accompagnato dall’attore, è stato presentato al festival Fiorentino di cinema d’oltralpe France Odeon, di cui CinecittàNews è Internet Media Partner.

Il nome di Berlusconi, sul palco, Marcorè non lo fa mai, o quasi. “Per non rovinare la sorpresa”, secondo lui. “Doveva succedere qualcosa – dice riferendosi alla più volte annunciata ma mai avvenuta caduta dell’attuale governo -ma non è successo niente. Ci preoccupavamo. Avrebbe funzionato lo stesso il film? Ora posso dire con tranquillità che se usciamo tra due anni, è lo stesso. Certo ‘alcuni distributori’ non lo prenderanno mai, ma questo lo sapevamo. Il fatto è che non lo sta prendendo nessuno. Voglio sperare che non si tratti di ostruzionismo o nulla di simile. Male che vada mi sacrifico: tagliamo tutte le parti del mio personaggio. D’altro canto all’estero ci vedono così, era inevitabile che qualcuno prima o poi ci scrivesse su qualcosa di più complesso di un articolo o una vignetta satirica. Comunque ci tengo a specificare che ‘quell’elemento’ è solo una spezia che rende più colorita una storia molto più complessa. Non è un film contro Berlusconi. Oh, mio Dio – si corregge – ho fatto il nome…”

 

Crampone a parte, la pellicola si incentra sulla storia di Alessandro (Accorsi), originale professore di musica barocca, vedovo, che vive a Strasburgo con sua figlia e suo fratello (Marcorè). Alessandro ha cresciuto da solo la bambina e dalla morte di sua moglie non è riuscito a trovare l’amore, dedicando il suo poco tempo libero solo al canto, con particolare predilezione per quello popolare siciliano, e al volontariato. Legge libri agli ammalati, e tra i suoi ‘pazienti’ c’è Agatha (un’intensa Anouk Aimée), che affronta con coraggio la sua condizione terminale.

“Proprio a un canto siciliano antico – conclude Marcorè – si deve l’ispirazione per il film, che inizialmente doveva chiamarsi come quell’aria, ‘Silenzio d’amuri’, Silence d’amour. Si è poi optato per il titolo attuale, tratto dai versi di una bellissima poesia che Accorsi legge ad Anouk”.

autore
22 Ottobre 2011

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