Le esistenze quotidiane sono state travolte dalle distruzioni provocate dal terremoto, ma non è venuta meno la voglia di tornare a vivere nei paesi colpiti e di ricostruire la propria casa. Ricominciare daccapo, rinascere è il sentimento prevalente in tutti coloro che nel documentario La botta grossa di Sandro Baldoni, presentato oggi al Nuovo Sacher e distribuito dal 20 novembre da Luce Cinecittà, raccontano il trauma subito e la volontà di reagire nonostante tutto.
Dopo la tragedia di Amatrice, il 30 ottobre 2016 il terremoto colpisce nuovamente il Centro Italia, con una forte scossa di magnitudo 6,5, con epicentro tra le province di Perugia e Macerata, in Umbria e nelle Marche. Per fortuna non ci sono vittime, ma gli edifici sono distrutti o inagibili e gli abitanti sfollati sono ben 40mila.
Partendo dalle immagini della sua casa crollata, che torna anche nel finale del documentario, Baldoni compie un viaggio dentro l’esperienza del terremoto vissuta dalle persone, cogliendone la paura, l’ansia, la rabbia e soprattutto la speranza di tornare al proprio lavoro di un tempo.
“È un documentario ‘fuori moda’: ho voluto far parlare le persone in macchina, oppure filmarle mentre fanno qualcosa ma ogni tanto rivolgono parole e sguardi allo spettatore, facendolo partecipare. Piuttosto che scegliere la strada del ‘finto vero’ in cui la macchina da presa sembra nascosta, ma è lì”, spiega Baldoni.
Emerge nel film la storia della ‘Libera repubblica di Campi di Norcia’ i cui abitanti rifiutano di lasciare il paese e danno vita a un modello di autogestione che ha come luogo centrale, come ‘arca di Noè’ dove trovare riparo e solidarietà, l’edificio antisismico della Pro Loco. “Colpisce la coesione sociale di paesi come Campi dove si vive tutti insieme – dice il regista – sembra di essere tornati agli anni ’50 e ’60. Gli abitanti hanno reagito in modo forte, il lamento non è molto diffuso. Il loro è un esempio importante di come le comunità locali possano controllare e coordinare la ricostruzione”.
Ben diversa è la sorte toccata agli abitanti dei comuni di Visso, Fiastra, Castel Sant’angelo, Ussita che sono stati trasferiti nei residence e negli hotel della costa adriatica e tuttora attendono di tornare ai loro paesi in sistemazioni provvisorie.
Per il regista La botta grossa mostra come “anche in tempi di imperante individualismo, sentirsi parte di una comunità possa spingere a reagire tutti insieme alle carenze istituzionali e all’angoscia del vuoto personale”. La scelta della comunità di Campi di Norcia è stata quella di procedere in autonomia dai protocolli applicati dalla Croce Rossa e dalla Protezione Civile, puntando sul governo dal basso e sulla resilienza.
La consapevolezza della forza del terremoto ha cambiato le persone in profondità, hanno imparato a combattere perché la loro terra e il loro paese non muoiano. Come ci ricorda in chiusura del documentario Fiorella Mannoia con la sua canzone intitolata ‘Combattente’: “Perché è una regola che vale in tutto l’universo / chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso / e anche se il mondo può far male / non ho mai smesso di lottare”.
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