Manfredi. Nudo d’attore in tv


Muto, smagrito dalla malattia ma come in stato di grazia, Nino Manfredi balla sul palcoscenico del Teatro Greco di Taormina. Un nudo d’attore che emoziona ancora, a un anno esatto dalla morte del mattatore ciociaro: tra pochi giorni sarà infatti il primo anniversario della sua scomparsa.

Sky Cinema lo ricorda con un documentario realizzato da Massimo Ferrari e Gaia Capurso e prodotto da Cinecittà Entertainment in onda proprio sabato 4 giugno alle 19,45 su Cinema Classics ad apertura di un ciclo di otto film, tra cui spicca Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola. Lì, con un occhio bruciato dalla calce viva e lo sguardo torbido, Saturnino è al suo meglio: grottesco, arcigno e in fondo disperato. Il documentario, che fa parte di una serie molto interessante dedicata alla storia del cinema italiano, ce lo restituisce attraverso spezzoni di film, filmini familiari, brani dell’intervista realizzata dal figlio Luca per i suoi 80 anni e soprattutto testimonianze dei tanti che hanno condiviso il suo percorso, dalla fedelissima moglie Erminia ai suoi registi Gigi Magni, Giuliano Montaldo, Lina Wertmüller (manca Scola, impegnato all’estero all’epoca delle riprese del documento), ai colleghi Leo Gullotta, Lino Banfi, Franca Valeri, Elena Sofia Ricci, Ornella Vanoni.

Fortemente segnato dall’esperienza della tubercolosi, che da giovane lo costrinse in sanatorio, obbligato dal padre a frequentare giurisprudenza accanto all’Accademia (all’esame di laurea gli chiesero di recitare l’Arlecchino servitore di due padroni), viene dipinto soprattutto come un attore capace di grande spontaneità. Rugantino e Geppetto, barista e soldato, venditore di caffè e Ciceruacchio, cardinale ed emigrante: nel suo umorismo c’è sempre una popolaresca crudezza. È straordinario rivederlo nelle immagini di tanti film complice degli altri “colonnelli” della commedia italiana, Tognazzi, Sordi e Gassman. In coppia con le partner Lea Massari, Franca Valeri, Stefania Sandrelli& Oppure regista in proprio con il fortunato e quasi autobiografico Per grazia ricevuta, che in fondo parlava della fede perduta e non ritrovata (in sanatorio, racconta, tutti i miei compagni pregavano e sono morti), ma anche dell’episodio dell’avventura di un soldato in L’amore difficile. Calvino, che aveva scritto il racconto da cui l’episodio è tratto, lo apprezzò al punto da vergognarsi di essere messo tanto a nudo.

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27 Maggio 2005

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